Il Consiglio Nazionale per la Sicurezza turco ha dichiarato la fine dell'Operazione SCUDO DELL'EUFRATE lanciata nel nord della Siria a fine agosto 2016 a seguito degli accordi Putin-Erdogan del 9 agosto. L'operazione è stata condotta da Ankara impiegando combattenti locali in gran parte dell'FSA (Free Syrian Army, realtà egemonizzata dalla Fratellanza Musulmana siriana), appoggiati da da forze speciali e regolari turchi, e da raid dell'Aeronautica Turca, ed aveva l'obbiettivo ufficiale di allontanare la minaccia del Daesh dal confine turco ma, soprattutto, quello di prevenire la riunificazione dei 2 cantoni curdo-siriani di Afrin e Hasakah. Tali obbiettivi sono stati raggiunti quasi per intero. Ankara ha preso il controllo del triangolo Azaz-Jarablus-Al Bab facendo arretrare Daesh e ponendo un cuneo nel nord della Siria che ha impedito la creazione di un unico grande blocco curdo esteso da Afrin al confine con l'Iraq. Il recente intervento americano, tuttavia, non ha permesso di completare questo disegno ed al cuneo turco di affondare fino a Manbij – dove dalla prima metà di marzo è stato rischierato un contingente di Rangers americani con veicoli STRYKER (ulteriori approfondimenti sul questo punto su RID 5/17) – e di cacciare l'YPG definitivamente ad est dell'Eufrate. Adesso, bisognerà capire come Ankara intenderà consolidare la propria influenza in quest'area e se vorrà favorire il ritorno dei combattenti dell'FSA nella provincia di Idlib dove l'egemonia dei qaedisti di Al Nusra e dei filo-sauditi di Ahrar Al Sham è sempre più forte e dove le forze fedeli ad Assad starebbero preparando una nuova offensiva.