Mentre il Generale Haftar si è ripreso i terminal petroliferi della Mezzaluna, scacciandone la BDB (Benghazi Defence Brigade) e le Guardie Petrolifere fedeli a Serraj – con l'aiuto determinante di Egiziani, Emiratini e contractors russi – a Tripoli e in altre parti della Tripolitania la situazione è ormai precipitata nel caos. A Tripoli, la settimana scorsa sono andati in scena una serie di blitz contro le forze fedeli all'ex Premier Khalifa Gwell, che hanno avuto la peggio, da parte delle milizie agli ordini dei signori della guerra Abdul Ghani Al-Kikli (detto Ghneiwa) e Haithem Al Tajouri che, seppur nominalmente favorevoli al Governo Serraj, sono in realtà 2 delle colonne di una "cupola tripolina", per usare le parole di Mattia Toaldo, Senior Plolicy Fellow dell'European Council on Foreign Relations e grande esperto di Libia, "che risponde ad interessi di natura sostanzialmente criminale e di tipo territoriale-mafioso", e che comprende anche la Forza di Deterrenza di Abdel Rauf Kara, vicino ad Abdel Hakim Belhadj, ex leader dei qaedisti libici, poi trasformatosi in "uomo d'affari", e la Brigata Nawasi del quartiere Suq Al Jouma. “Tale cupola non ha un "Papa", ma tanti boss e bossetti locali, e potrebbe ben presto entrare in contrasto con i Misuratini”, continua Toaldo, per contendersi il potere sulla capitale una volta chiusa la partita con Gwell. Già adesso in città tira una brutta aria verso il potere di tutela che la città sta stato costiera esercita sulla capitale dal 2014. Il 17 marzo, in una manifestazione parecchio accesa la folla ha urlato slogano contro Misurata ed è stata poi attaccata da sconosciuti. Misurata ha subito protestato ed attaccato Serraj per non avere condannato con forza gli slogan dei manifestanti contro Misurata, congelando immediatamente le relazioni con il Consiglio Presidenziale. Poche ore dopo, il Quartier Generale di Serraj ad Abu Sitta è stato attaccato da miliziani e fino all'ultimo la partecipazione di Serraj al vertice di Roma sull'immigrazione è stata in dubbio. Pure nella stessa Misurata, si stanno vivendo giorni parecchio complicati. Miliziani fedeli al Comandante misuratino estremista Salah Badhi ed all'ex Premier Khalifa Gwell hanno attaccato le sedi della TV e della radio locale, ed alcuni membri del Consiglio Municipale cittadino. Gli attacchi sonio stati respinti, ma il Consiglio è stato costretto ad emettere un comunicato per rassicurare i cittadini sulla propria permanenza in carica e sulla propria effettività. In questo scenario si è svolto il vertice di Roma sull'immigrazione del Gruppo di Contatto per il Mediterraneo Centrale, al quale alla fine ha preso parte lo stesso Serraj. Obbiettivo del vertice, mettere assieme i fondi per creare i campi di accoglienza in Libia – con il supporto di UE, Alto Commissariato ONU per i Rifugiati e Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – e rendere operativo l'accordo Gentiloni-Serraj del 2 febbraio. Serraj si è portato con sè una lista della spesa da 800 milioni di euro per acquisire una serie di materiali ed equipaggiamenti per combattere l'immigrazione. La lista comprende la fornitura di: 20 tra motovedette e pattugliatori – i primi 10 esemplari dovrebbe essere consegnati già entro 3 mesi – 4 elicotteri, 24 barchini a chiglia rigida, 10 ambulanze, 30 veicoli tattici e telefoni satellitari. Per la gran parte si tratta di mezzi la cui fornitura era già inclusa nei precedenti trattati tra Italia e Libia sottoscritti ai tempi di Gheddafi. Le motovedette sono prodotte dai cantieri Vittoria di Castellammare, i veicoli potrebbero essere i VM-90 o i PUMA dismessi dalle FA italiane o, ancora, i LINCE della Iveco, mentre gli elicotteri potrebbero essere macchine dismesse delle FA italiane oppure soluzioni più commerciali da girare eventualmente alla Libia attraverso l'intermediazione di società italiane terze. Sullo sfondo resta il problema dell'effettivo potere di Serraj: stretto tra la "cupola di Tripoli", il Generale Haftar, che sta puntando verso l'oasi di Jufra, e Misurata con le sue 2 fazioni, estremista e moderata, ormai in aperta lotta.