RIVISTA ITALIANA DIFESA
Bassa disponibilità per i velivoli francesi 06/03/2017 | Marco Giulio Barone

La fine della legislatura in Francia ha “costretto” le FA a presentare i bilanci dei tassi di disponibilità dei principali sistemi d’arma per il 2016 (ad eccezione di quelli sensibili che riguardano il deterrente nucleare). Alcuni parlamentari li richiedevano da tempo, ma i militari sono tradizionalmente restii a mettere nero su bianco le loro condizioni reali, comprensibilmente. Per quanto riguarda l’Armée de l’Air, i dati pervenuti al Parlamento francese sono tutt’altro che rosei, sia in valore assoluto, sia perché alcune linee fondamentali sono in peggioramento rispetto al 2015. Per la linea caccia, nel 2016 la disponibilità media dei RAFALE B e C si attesta al 49,3% (48,5% nel 2015), che scende al 39,1% per i MIRAGE 2000-5 (da 35,2%), e ad appena il 32,9% per per i MIRAGE 2000D (da 44,20%). Classificati i dati che riguardano i MIRAGE 2000N, vista la loro funzione strategica come vettori dei missili nucleari ASMP-A. Ancora più disagiata la linea trasporti, con i C-130H operativi al 22,5% (da 26,20), mentre la linea C-160 registra un calo della disponibilità dal 45,6% al 40,9%, oltre all’ulteriore riduzione della linea da 24 a 21 esemplari (ormai all’osso!). Compensano parzialmente i piccoli C-235, con un tasso di disponibilità del 50,8%, comunque in diminuzione rispetto al 2015 (52,3%). Sarebbe stato interessante conoscere lo stato dei 7-8 A-400M consegnati, invece il dato non è ancora disponibile. Infine, gioie e dolori per le linee UAV MALE (Medium Altitude Long Endurance). Sebbene in discesa, la disponibilità degli MQ-9 si attesta al 71,3%, molto male invece gli HARFANG, con il 36,6% del 2016 contro il 62,8% dell’anno precedente. Per quanto riguarda i velivoli più importanti della Marine Nationale, i RAFALE M F3 sono in condizioni migliori di quelli dell’AdA, con una disponibilità del 56,6% - in risalita del 3% - mentre gli ATLANTIC 2 continuano ad essere il fanalino di coda, con appena il 24% (da 26,2%). Questi ultimi scottano la lunga permanenza in servizio, la penuria di pezzi di ricambio e i ritardi accumulati dal programma di aggiornamento di 15 macchine (su 27 complessive). Nel 2017, il budget francese per la Difesa si attesta intorno ai 32 miliardi di euro, un incremento dell’1,8% rispetto all’anno precedente, pari all’1,4% del PIL. Tuttavia i dati crudi sull’operatività contribuiscono a dimostrare che gli aumenti del 2015 e del 2016 hanno un impatto molto limitato perché sanciscono soltanto la fine dei tagli e non una vera inversione di tendenza. Entro il 2019 il bilancio francese dovrebbe raggiungere quota 35 miliardi, ma il modo in cui saranno spesi i fondi aggiuntivi farebbe la differenza più che l’aumento in sé. Ad esempio, fonti francesi lamentano che gran parte degli aumenti del 2016 sono nuovamente finiti alla voce personale mentre le voci esercizio e investimento continuano ad essere relativamente trascurate. Quindi, senza un cambio di approccio generale, gli effetti degli aumenti sull’efficienza saranno meno che proporzionali a quanto speso. Il peggioramento dell’operatività delle linee velivoli ne è un esempio chiaro e, da oggi, documentato.


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