RIVISTA ITALIANA DIFESA
La Ministeriale NATO della Difesa 14/02/2017 | Marco Giulio Barone

La riunione dei Ministri della Difesa della NATO, che si terrà domani a Bruxelles, ha come tema principale i passi avanti dell’Alleanza sull’agenda scaturita dal vertice di Varsavia del 2016, con particolare attenzione all’incremento delle spese per la Difesa in Europa. Ma in discussione ci sono anche le richieste avanzate dai paesi del sud Europa per un maggiore impegno dell’Alleanza sul fronte meridionale. Argomento, quest’ultimo, che sta particolarmente a cuore all’Italia. Il tema dell’aumento delle spese per la Difesa verrà affrontato estensivamente. La necessità di spendere di più è stata evidenziata fin dal 2014, ma da allora i miglioramenti sono stati minimali. I Paesi membri si sono impegnati a spendere perlomeno il 2% del loro PIL entro il 2024, ma nella realtà si è ancora distanti dall’obiettivo, con le eccezioni di Gran Bretagna, Estonia, Polonia e Grecia. Nel 2016 il budget complessivo dell’Alleanza è salito del 3,8%, circa 10 miliardi di dollari in più. Un risultato significativo in valore assoluto, ma di molto inferiore alle aspettative. Il dato positivo è che la stragrande maggioranza dei membri ha evitato ulteriori tagli, ma diversi paesi riscontrano ancora serie difficoltà a rispettare gli impegni presi ed a spendere di più. Un tema a parte sarebbe la necessità di spendere meglio e dedicare più risorse all’investimento, molto sentito, ma che per il momento non sembra verrà affrontato in questa sede. A questo filone centrale si aggiungono alcuni “focus” geografici di rilievo. Nell’ambito del “southern quartet”, gruppo di lavoro esistente dal 2012 e che si occupa di coordinare le politiche di difesa dei paesi dell’Europa meridionale, Italia, Francia, Portogallo e Spagna hanno inoltrato una lettera comune al Segretario Generale Stoltenberg nella quale chiedono che le minacce che provengono da sud vengano adeguatamente valutate. I Paesi meridionali chiedono che siano potenziate le capacità di prevenzione e risposta alle continue crisi che riguardano il Nordafrica e il Medio Oriente. Come RID ha già riportato in dettaglio, l’Italia è pronta ad assumere un ruolo di primo piano con la proposta di rafforzare il NATO Joint Forces Command di Napoli in funzione di “hub” per il fianco sud NATO e mettere a disposizione il comando di Solbiate-Olona (NRDC-It) e un altro comando a livello di divisione. Le minacce cui questi comandi dovrebbero rispondere sono fluide e mutevoli, e per questo meno evidenti della minaccia russa per i Paesi orientali, ma non meno rilevanti. Si tratta in primo luogo dei fenomeni terroristici (Stato Islamico, Al-Qaeda, safe havens e attori non statali in genere) che continuano a svilupparsi negli stati falliti e/o in crisi, Libia e Siria in primis, e delle migrazioni di massa, conseguenza della grande crisi che interessa il Meditarraneo a partire dal 2011, che mettono a dura prova le capacità di ricezione e di gestione dei Paesi più esposti. La lotta al terrorismo e, in genere, alle minacce asimmetriche allinea parzialmente i Paesi meridionali alla visione di Trump su quale sia il core business della NATO. Almeno sulla carta e comunque con modalità da stabilire. Per contro, infatti, 3 dei 4 paesi sottoscrittori (Italia, Spagna e Portogallo) sono tra quelli che fanno più fatica a garantire il “fair burden sharing” che invece l’amministrazione Trump considera imprescindibile. Quindi, la ministeriale in corso fungerà anche da termometro sulle effettive intenzioni statunitensi e come queste si traducano in termini politici nei confronti dei Paesi della NATO. In aggiunta alle richieste dei Paesi sudoccidentali, i Paesi sudorientali (Bulgaria, Romania e Turchia in primis), chiedono a loro volta una presenza tangibile sul Mar Nero, sulla scia della Enhanced Forward Presence, che si aggiunga alle attività periodiche dei NATO standing maritime groups. Rimanendo sul Mar Nero, il summit si chiuderà con la riunione della NATO-Georgia Commission, nella quale verranno discussi ulteriori passi per l’avvicinamento politico della Georgia all’Alleanza. Nel corso dei lavori preparatori, il Segretario Generale Stoltenberg ha sottolineato che il focus sul fronte meridionale – così come l’attenzione ai membri orientali – non rappresenta una regionalizzazione dell’Alleanza. Nelle intenzioni, la NATO dovrebbe invece ragionare tenendo presente l’intero spettro delle minacce e quindi provvedere una risposta specifica a ciascuna di esse. Qualunque iniziativa venisse approvata per il Mediterraneo, quindi, dovrebbe essere letta come complementare all’impegno ad est e non in competizione. I dettagli di come ciò dovrebbe avvenire non sono stati ancora definiti e le discussioni in merito cominceranno, appunto, da domani, per definire una possibile agenda e i lavori preparatori per la sua implementazione.


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