RIVISTA ITALIANA DIFESA
Haftar si prende Bengasi 26/01/2017 | Pietro Batacchi

Dopo 2 anni di annunci e feroci battaglie casa per casa, la milizia del Generale Khalifa Haftar, autodenominata Esercito Nazionale Libico, ha conquistato il distretto di Ganfouda a Bengasi, ultima roccaforte del Consiglio della Shura dei Rivoluzionari di Bengasi – coalizione che raggruppa i qaedisti di Ansar Al Sharia e i miliziani della Brigata Martiri del 17 Febbraio e del Libyan Shield ( queste ultime entrambe realtà che fanno riferimento alla Fratellanza Musulmana). La svolta nella battaglia di Bengasi c'era stata nel maggio 2015 quando le forze di Haftar avevano conquistato il piccolo porto di Mreisa, che il Consiglio usava per ottenere via mare rinforzi dalla Tripolitania. Da allora i miliziani del Consiglio si erano asserragliati a Ganfouda dando vita ad una disperata resistenza e costringendo le forze di Haftar ad una lunga e difficile operazione di “ripulitura”, terminata ufficialmente ieri. Con la conquista di Ganfouda, la posizione di Haftar, appoggiato da Egitto e Russia (e Francia), si fa più forte. Il Generale controlla adesso Bengasi, buona parte della Cirenaica, compresi i pozzi della Mezzaluna, e può contare ad ovest sull’alleanza di Zintan e su appoggi significativi nelle potenti tribù dei Warfalla e dei Warshafena. In uno sviluppo parallelo, ancora più grave per la posizione dell'Italia in Libia, le autorità tripoline hanno affermato, dopo una rapida inchiesta condotta dai miliziani della RADA di Abdul Rauf Kara (alleati di Serraj), che gli esecutori del mancato attentato di sabato scorso a Tripoli presumibilmente diretto contro l'Ambasciata italiana, sarebbero legati allo stesso Generale Haftar. Chiaramente, le autorità tripoline hanno tutto l'interesse ad attribuire la responsabilità ad Haftar per screditarlo, ma come riportato oggi da Vincenzo Nigro su Repubblica, fonti italiane hanno affermato che in base ai dettagli forniti l'inchiesta potrebbe essere verosimile. Si mette sempre peggio per l'Italia in Libia...in attesa che anche la nuova Amministrazione americana muova i primi concreti passi su questo dossier.


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