RIVISTA ITALIANA DIFESA
La Cina riceve i primi Su-35 18/01/2017 | Andrea Mottola

Durante gli ultimi giorni del 2016, l’Aeronautica Cinese ha ricevuto dalla Russia il primo lotto di 4 caccia multiruolo pesanti e super-manovrabili Su-35 FLANKER-E. Gli aerei, accompagnati da un cargo IL-76 adibito al trasporto di equipaggiamenti vari e pezzi di ricambio per i velivoli, sono decollati dallo stabilimento KnAAPO di Komsomolsk-on-Amur, dove vengono assemblati, per un volo di trasferimento che li ha portati prima alla base aerea di Cangzhou-Cangxian nell’Hebei, e poi a quella di Suixi, nella provincia di Guangdong. La prima è sede dell’unità della PLAAF (People's Liberation Army Air Force) responsabile dei test di volo e dell’addestramento alle procedure ed alle tattiche di combattimento dei velivoli di nuova acquisizione, mentre Suixi rappresenta la base PLAAF più vicina alle isole rivendicate da Pechino nel Mar Cinese meridionale. Come detto, i 4 FLANKER-E rappresentano il primo lotto di un ordine risalente al novembre 2015 – siglato dopo trattative durate più di 5 anni - per l’acquisto di 24 Su-35 da consegnare entro il 2018, a fronte di un costo di circa 2 miliardi di dollari. Oltre alle indubbie capacità dei FLANKER-E, dimostrate dai velivoli russi durante la campagna siriana, uno dei motivi che ha spinto la Cina a tale acquisizione è quello di avere accesso non solo alla tecnologia relativa al sistema radar a scansione elettronica passiva NIIP IRBIS-E – per perfezionare il futuro radar AESA del J-20 Type 1475/KLJ-5 - ed alla suite EW del velivolo russo ma, soprattutto, ai motori Saturn AL-41F1 e, in particolare, alle relative capacità di spinta vettoriale, fondamentali per la super manovrabilità dei Su-35 e per il futuro caccia stealth indigeno J-20. Quest’ultimo, infatti, dovrebbe essere equipaggiato con il motore WS-15 ancora in fase di test a terra, con prove di volo previste per la prima metà del 2017 su un IL-76, e potrebbe, appunto, beneficiare degli studi sull'AL-41. Non è certo un mistero il fatto che da anni Pechino tenti di sviluppare - senza grandi successi – un motore di produzione indigena che sia affidabile. La conferma sta nel fatto che i vari J-10, J-15, fino allo stesso J-20 stealth, imbarcano il propulsore russo Saturn AL-31, o qualche sua “rivisitazione” cinese come il WS-10. Il pericolo di reverse engineering quando si tratta di sistemi d’arma venduti alla Cina è sempre estremamente alto, e ciò spiega perché nell’accordo venga esplicitamente vietata (per quanto valga) la riproduzione senza licenza di quello che, ad oggi, rappresenta il caccia più avanzato della flotta aerea russa, e anche perché la Russia abbia scelto di cautelarsi vendendo a Pechino un Su-35 depotenziato rispetto a quello in servizio nelle proprie Forze Aeree. Tuttavia, è pur vero che, una volta risolti i problemi che ancora affliggono il J-20, i caccia russi, Su-35 compreso, potrebbero non trovare più molto spazio nel mercato cinese, ragion per cui Mosca ha deciso di approvare tale vendita, nonostante le citate – e più che giustificate – preoccupazioni. E poi non va trascurata l'esigenza della Russia di fare cassa, soprattutto in tempi di crisi economica dovuta a crollo dei prezzi del petrolio ed alle sanzioni. Dal punto di vista cinese, va da sé che, oltre alle motivazioni ingegneristiche, esista un aspetto maggiormente operativo che spiega l’acquisto dei FLANKER-E. Se – come è probabile – i Su-35 verranno rischierati nella base di Suixi, è verosimile ritenere che i loro principale impiego sia quello di integrare i J-11B della Marina nei compiti di pattugliamento sui cieli del Mar Cinese Meridionale - magari in vista della creazione di una ADIZ (Air Defence Identification Zone) sulla scia di quanto già avvenuto nel Mar Cinese Orientale - nonché quello di scorta ai bombardieri H-6K anche in caso di missioni a lungo raggio, grazie alla grande autonomia del pesante Su-35.


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