RIVISTA ITALIANA DIFESA
Libia: si mette male 13/01/2017 | Pietro Batacchi

La situazione in Libia continua ad aggravarsi. Ieri, milizie fedeli all'ex Premier tripolino Khalifa Ghwell hanno occupato alcuni uffici ministeriali mentre il Premier riconosciuto Serraj era al Cairo in visita al Presidente Al Sissi. La situazione è caotica e confusa e in serata il neo ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone, ha minimizzato l'accaduto escludendo ogni ipotesi di golpe o di colpo di mano. In realtà nella capitale regnano caos e confusione. Ormai esiste un'amministrazione parallela, quella che fa capo, appunto, all'ex Premier Ghwell, che ha il supporto del Gran Mufti Sadiq Al Ghariani e di una parte delle milizie di Misurata fedeli all'uomo forte Salah Badi. Questa amministrazione controlla alcune parti della città ed impedisce, nei fatti, al Consiglio Presidenziale di estendere il proprio controllo sulla capitale libica e lo costringe e restare confinato nel "ridotto a mare" di Abu Sittah. A complicare lo scenario della capitale, la presenza di milizie di natura più o meno personalistica/mafiosa, come la Brigata dei Rivoluzionari di Tripoli, guidata da Haithem Al Tajouri, che nelle ultime settimane si è scontrata duramente contro gli uomini di Badi. Tajouri gioca una partita tutta sua e non sembra al momento controllabile. Le effervescenze delle ultime 48 ore a Tripoli giungono dopo una settimana veramente calda per la Libia aperta con la visita a Tripoli del Ministro degli Interni Marco Minniti. Una visita con la quale l'Italia ha ribadito con forza il proprio sostegno al Governo Serraj ed ha gettato le basi per una serie di accordi di cooperazione per gestire in maniera congiunta l'immigrazione clandestina ed illegale. L'Italia punta a “resuscitare” gli accordi stretti all'epoca di Gheddafi ed a continuare l'attività di formazione di una Marina ed una Guardia Costiera locali. Il tutto accompagnato da forniture di motovedette e pattugliatori, apparati radar, droni ecc. Le autorità tripoline, però, hanno già escluso ogni ipotesi di attività di pattugliamento congiunto e di interdizione nelle acque territoriali libiche. La settimana è proseguita con la visita a bordo della portaerei russa KUZNETSOV del Generale Khalifa Haftar. Una visita alla quale la stampa libica e quella russa hanno dato grande risalto e che ha rilanciato le voci circa la disponibilità del Governo di Tobruk, di cui Haftar rappresenta l'uomo forte, a concedere alla Marina Russa l'uso di basi sul proprio territorio con Mosca sempre più desiderosa di recuperare quanto prima la sua influenza in Libia perduta con la rimozione del regime di Gheddafi. Di sicuro la situazione in Libia si fa sempre più ingarbugliata. L'Italia è sempre più sola nel suo sostegno al Consiglio Presidenziale di Serraj e adesso ha perso anche la sponda di Obama. Per la nuova amministrazione Trump, la Libia è un dossier minore che gli Europei devono gestire da soli e per di più Serraj rappresenta qualcosa di troppo vicino alla Fratellanza Musulmana: “roba” che al neo Presidente Trump certo non piace. Gli alleati europei, Francia e Regno Unito, da sempre operano contro gli interessi italiani in Libia e Parigi "lavora" nei fatti con Haftar. L'Italia si ritrova, dunque, a giocare una partita in solitudine. Non ci è abituata e, come dire, non ha neanche le spalle tanto larghe per farlo con un governo per di più a termine. A questo punto, forse, meglio cercare di recuperare in qualche modo Haftar e bussare alla porta dell'inquilino del Cremlino che ha approfittato del “tutti contro tutti” per tornare al centro della scena pure in Libia. Fare tanto con poco: dovremmo imparare anche noi.


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