Giornata di terrore quella di ieri, prima l'assassinio dell'Ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, e poi l'attentato di Berlino. I 2 episodi non sono collegati e le dinamiche sembrano, almeno per il momento, molto diverse. Ad Ankara si è trattato di un episodio mirato e di un'azione messa in atto da un uomo della sicurezza "rinnegato" di fede islamista che ha voluto colpire un obbiettivo preciso ad altissimo carattere politico-strategico. L'Ambasciatore russo si trovava ad una mostra fotografica quando è stato freddato dal poliziotto. Il momento non è casuale. Siamo nell'immediato “day after” della battaglia di Aleppo, vinta dai lealisti con il decisivo supporto della Russia (e dell'Iran), ed alla vigilia dell'incontro tra i ministri della Difesa e degli Esteri di Iran, Turchia e Russia a Mosca. Probabilmente il killer ha voluto colpire Karlov per vendicare Aleppo, ma anche attaccare al cuore le stessa Turchia ed il recente riavvicinamento tra Ankara e Mosca, riavvicinamento che ha portato al "sacrificio” del fronte ribelle di Aleppo, "scambiato", secondo molti, con il via libera ad Ankara nel nord della Siria in funzione anti-curda e, più limitatamente, in funzione anti-ISIS. Del resto la Turchia, fallito l'obbiettivo strategico della rimozione di Assad, per via dell'intervento di Putin, è stata quasi costretta ad allearsi con quest'ultimo per portare a casa almeno la tanto agognata zona cuscinetto nel nord della Siria. Una nuova “amicizia” sancita ulteriormente dalla ripresa del progetto per il Turkish Stream, la mega condotta che porterà il gas russo di Krasnodar nella Tracia turca. A Berlino, invece, si è trattato di un attentato terroristico sinistramente simile a quello del 14 luglio scorso a Nizza. In questa caso un tir è stato lanciato deliberatamente contro la folla di un mercatino natalizio del quartiere di Charlottenburg provocando 12 morti. L'attacco sembra essere stato condotto da un rifugiato pachistano, entrato come richiedente asilo in Germania lo scorso febbraio attraverso i Balcani, che avrebbe dirottato il Tir ed ucciso il conducente polacco. Al momento non c'è stata nessuna rivendicazione, ma in molti si attendevano episodi del genere in Europa dopo gli appelli a colpire lanciati in queste ultime settimane sia da Al Qaeda che dallo Stato Islamico. E questo episodio potrebbe essere proprio un nuovo capitolo della "faida", tutta interna al mondo jihadista, tra la stessa Al Qaeda e lo Stato Islamico. Inoltre, l'obbiettivo, la Germania, pur non essendo in prima linea nella lotta al Daesh – partecipa all'Operazione INHERENT RESOLVE con 6 TORNADO che svolgono solo missioni di ricognizione ed una aerocisterna – è comunque coinvolta nella campagna contro IS (il ruolo è dunque del tutto simile a quello dell'Italia...) ed anche in passato è stata interessata da episodi a carattere terroristico. Ricordiamo, a tal proposito, il giovane rifugiato afghano che lo scorso 18 luglio luglio ferì 5 persone su un treno Wuerzburg, l'attacco a colpi di machete, sempre ad opera di un rifugiato, questa volta siriano, del 24 luglio in cui morì una donna e poi il ventisettenne siriano rifugiato che lo stesso 24 luglio si fece esplodere fuori da un bar di Ansbach provocando 15 feriti. Questa catena di episodi, pertanto, dimostra che anche la Germania, che da sempre mantiene sulle questioni internazionali un profilo bassissimo, è nel mirino a dimostrazione che il terrorismo colpisce dove può e come può e che dietro attacchi del genere esiste una dinamica comunicativa rivolta ad un certo audience europeo che si mira evidentemente ad influenzare per fare nuovi proseliti. Proseliti non più adesso da attrarre in Siria, considerando che l'”autostrada della Jihad” è sempre meno percorribile, ma da impiegare direttamente sul Vecchio Continente.