RIVISTA ITALIANA DIFESA
Siria: da Aleppo a Palmira 12/12/2016 | Pietro Batacchi

Le ultime settimane hanno fatto registrare novità importanti nella guerra civile siriana. I lealisti hanno occupato oltre l'80% di Aleppo Est, compresa la cittadella, e la sacca di resistenza dei gruppi ribelli nella parte sudorientale della città è sempre più stretta. Diverse centinaia di miliziani si sono arresi (oltre 700 nelle ultime 24 ore secondo il Ministero della Difesa russo), ma i "duri" di Jabhat Fateh al-Sham (Al Nusra) e Ahrar Al Sham continuano la resistenza. In 10 giorni le forze di Assad hanno ottenuto importanti successi nella seconda città della Siria, per diverse ragioni. La prima, e probabilmente più importante, è il minore supporto turco ai ribelli. Ankara, difatti, nelle scorse settimane ha "stornato" alcune migliaia di combattenti del Free Syrian Army dal fronte di Aleppo al nord della Siria per supportare l'Operazione SCUDO DELL'EUFRATE che punta allo strategico nodo di Al Bab. Questo ha privato i ribelli di importanti risorse ed ha permesso di riequilibrare il rapporto numerico a favore dei governativi. La seconda è il supporto russo e di Hezbollah. L'assistenza russa è sta ancora una volta fondamentale, sia per la pianificazione delle operazioni – e nella pianificazione del supporto logistico alle stesse operazioni (concetto sempre molto sfuggente per gli eserciti arabi...) - sia per il supporto aereo che non è mancato. In particolare, gli attacchi aerei russi hanno permesso di prendere di mira le linee di rifornimento di Jais Al Fateh da Idlib verso la città alleggerendo la pressione sugli assedianti. Per quanto riguarda Hezbollah, questo in Siria si sta ormai comportando come una forza di fanteria meccanizzata capace di condurre operazioni convenzionali sul terreno e di manovrare. Una forza di elite, per di più, ben addestrata e motivata che solo pochissime unità dell'Esercito Siriano regolare possono equiparare in termini di efficienza e capacità. Hezbollah, ovunque impiegato, fa sempre la differenza. Inoltre non dimentichiamo un aspetto: il cambio alla Casa Bianca, che certo non ha favorito, anche in termini di semplice narrativa, gli assediati... L'altro fronte principale per i lealisti è in questo momento l'area della “grande" Damasco, dove le forze di Assad hanno ripreso Western Ghouta e stanno stringendo il cerchio attorno ad Eastern Ghouta, roccaforte dei salafiti radicali filo-sauditi di Jaish al-Islam. In questo settore, nelle ultime settimane alcune migliaia di ribelli si sono arresi e/o sono stati trasferiti con gli “autobus verdi” nel santuario di Idlib. Gli altri fronti restano più o meno stabili/congelati. Fa eccezione, il settore centrale di Palmira, rimessosi improvvisamente in movimento e teatro negli ultimi giorni di una violenta offensiva dell'ISIS che ha ripreso la città che le era stata sottratta dai governativi la scorsa primavera. Si è trattato di una sorpresa, ma a ben vedere di una sorpresa fino ad un certo punto. In queste settimane come abbiamo visto le attenzioni di Damasco sono state concentrate su Aleppo e Ghouta e una parte delle forze di stanza nella stessa Palmira erano state ritirate e spedite nei quadranti più caldi. ISIS, che nell'area tra Deir Ezzor e Palmira ha sempre mantenuto una certa impronta, ha approfittato di questo abbassamento della guardia per rinforzare le proprie posizioni ed ammassare nuove unità (fidando anche sui legami tribali che ISIS ha ancora in queste zone). Una volta terminato il build-up, portato avanti con pazienza nelle ultime settimane e presumibilmente scarsamente monitorato dalla ricognizione governativa, lo Stato Islamico ha attaccato in maniera massiccia da 3 fronti la città. La prima puntata è stata respinta grazie ad un intenso bombardamento dell'Aeronautica Russa che nella notte tra sabato e domenica ha attaccato, secondo il Ministero della Difesa russo, 64 obbiettivi. Tuttavia, l'indomani, anche approfittando di un peggioramento delle condizioni meteo, ISIS è tornata all'attacco avendo ragione delle difese della città. Dietro questo risultato ci sono a nostro avviso alcune ragioni precise. La prima è le poche forze, e di scarsa qualità, a difesa della città. L'Esercito Siriano ha subito in questi anni un alto attrito ed ha una base di reclutamento molto ristretta. Inoltre, le unità di livello sono poche – Tigri, Guardia Repubblicana e 4ª Divisione Corazzata principalmente. Si torna sempre lì: la coperta di Assad è corta e le risorse sono quelle che sono. Il supporto di alleati e milizie è sempre fondamentale. In più, nel conto va messa la logistica di Palmira. La linea di supporto, proveniente da Homs, è lunga e sottile e sotto costante minaccia da parte dello Stato Islamico che, ripetiamo, in tutta la Siria centro-orientale mantiene una certa libertà di manovra. Le forze lealiste si stanno ri-raggruppando attorno base di Tiyas, ma rischiano di essere prese alle spalle da IS. Vedremo se e quanti rinforzi Damasco deciderà di inviare nell'area per ristabilire una situazione che non è affatto semplice. Ma la priorità, adesso, è riprendere Aleppo.


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