RIVISTA ITALIANA DIFESA
Convegno IAI: La NATO verso il futuro 18/11/2016 | Andrea Mottola

Il 17 novembre si è svolto a Roma il convegno “Quali sviluppi per le capacità NATO – Difesa collettiva e stabilizzazione del vicinato secondo l’ottica italiana, organizzato dall’Istituto Affari Internazionali.

Il Presidente dello IAI, Amb. Ferdinando Nelli Feroci, ha introdotto i lavori evidenziando come alcuni recenti eventi, quali la Brexit e l’elezione di Trump, “danno incertezza anche per l'assetto delle relazioni future e della solidarietà transatlantica” e di come indipendentemente dalle dichiarazioni pre-elettorali di Trump, “i paesi europei dovranno assumersi maggiori responsabilità nella difesa collettiva”, richiesta peraltro già avvenuta durante la presidenza Obama.

Successivamente è intervenuto il Dott. Alessandro Marrone che ha riassunto i temi principali affrontati dall’ultimo paper IAI sulla NATO nell’era Trump e di come la sua presidenza, stando ai proclami elettorali, vedrà una riduzione nella fiducia nel sistema di alleanze e nelle istituzioni internazionali, ritenendoli un “mero strumento per il raggiungimento degli interessi nazionali a breve termine”. Allo stesso modo, si prospetta un “minor interventismo militare a meno che non si tratti della difesa di un immediato interesse nazionale, con un uso mirato dello strumento militare ed evitando missioni su larga scala”. Quasi una contraddizione col suo impegno di destinare maggiori fondi per il bilancio della difesa, Congresso permettendo. Altro punto forte del programma elettorale di Trump è quello che riguarda i rapporti con gli altri paesi e la sua dichiarata preferenza per “singoli accordi con grandi e medie potenze”. “Un approccio – giustamente evidenziato da Marrone - pragmatico, soprattutto con quegli stati che possono garantire maggior stabilità regionale, atteggiamento in parte già assunto durante l’amministrazione Obama con la questione iraniana, ma che con Trump potrebbe essere accentuato, soprattutto in chiave russa”. Esito che potrebbe costringere gli alleati ad una riflessione, sia in ambito NATO, che in ambito UE, riguardo alle sanzioni economiche. In ambito strettamente NATO, è molto probabile che il Presidente designato richiami gli stati membri a condividere il “burden sharing” e ad aumentare i bilanci della difesa, “tasto dolente per vari paesi, soprattutto l’Italia, ferma allo 0,9% del PIL”, rispetto al 2% stabilito dal vertice NATO del 2014 (anche se nel 2016 si registra un incremento complessivo del 3%, sommando le variazioni dei singoli budget della difesa dei vari paesi NATO europei, più il Canada ndr.). Marrone ha concluso sottolineando come con Trump “la politica estera non sarà considerata una priorità assoluta, ma oscillerà tra isolazionismo e interventismo a seconda dei momenti”.

La parola poi è passata al Capo della NATO Public Diplomacy Division, Gerlinde Niehus che sottolineato “la capacità di adattamento mostrata dall’Alleanza rispetto alle nuove minacce (Russia in Crimea, Daesh, contrasto all’immigrazione clandestina e minacce cyber)”. Anche nelle collaborazioni con paesi non facenti parte dell’Alleanza, la NATO è fortemente impegnata. Niehus ha citato il “programma di addestramento, svolto in Giordania, a favore dei soldati iracheni per lotta a Daesh, o la collaborazione con l’Algeria, per il contrasto alle minacce CBRNe o, ancora, con la Tunisia per la creazione di un centro di intelligence congiunto, senza dimenticare la partecipazione attiva alle missioni antiterrorismo al fianco della coalizione antidaesh in Siraq, e l’impegno in Afghanistan che resta la maggiore delle missioni extraeuropee della NATO, sia in termini temporali, sia in termini di presenza in teatro”. Niehus ha concluso ricordando come la sfida principale della NATO sia quella di “proiettare stabilità tanto sul fianco orientale, quanto su quello meridionale dell’Alleanza”.

Anche nell’intervento dell’Amb. Luca Giansanti, Dir. Gen. del MAECI, è stato posto l’accento su una NATO che “dia dimostrazione della propria capacità di adattamento, sia militarmente con scenari tanto diversi tra loro, sia a livello di intelligence e cyber, ristrutturando i comandi e le agenzie dell’Alleanza. Ma anche accentuando la dimensione politica, che le consente di adattarsi a questo contesto notevole. Il vertice di Varsavia – ha ricordato Giansanti - ha già dato qualche sviluppo interessante in tal senso”, evidenziando come sia ormai “imprescindibile la collaborazione tra NATO ed altri attori, come l’Unione Europea”, dato che in futuro l’Alleanza “difficilmente potrà essere protagonista da sola, soprattutto per la tipologia di minacce ibride ed asimmetriche. Un esempio perfetto di tale collaborazione è “l’importante supporto dato dalla missione NATO SEA GUARDIAN alla missione SOPHIA dell’UE volta al contrasto del traffico di immigrati”. “Una nuova NATO – ha concluso Giansanti – in cui l’Italia continuerà a contribuire enormemente e, in tal senso, prosegue il progetto per la creazione di un hub regionale con sede a Napoli per lo sviluppo della Situational Awareness e la proiezione di stabilità. Un’Italia che, tuttavia, è anche pronta a lavorare ad un’unione per la difesa europea fuori dai trattati, non ponendo tutti gli assetti in un’unica organizzazione, e lavorando insieme a Francia e Germania.

Nell’intervento del Presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea Parlamentare NATO, On. Andrea Manciulli, ha sottolineato, in particolare “la necessità di un rilancio dei valori democratici che sono alla base dell’Alleanza, e il contrasto all’impoverimento della cultura della sicurezza che negli ultimi tempi pervade l’opinione pubblica”.

L’Ing. Mauro Moretti, AD e DG di Leonardo-Finmeccanica, ha parlato di una NATO ancora “ferma a 70 anni fa, basata sul pilastro americano e tanti paletti europei, abituati all’assistenza e alla protezione americana, e a spendere poco nella difesa. L’elezione di Trump potrebbe rappresentare un primo tentativo di creare, finalmente, un secondo pilastro europeo in ambito NATO, esito che avvantaggerebbe gli stessi USA, anche in chiave anticinese”. “Inoltre – ha proseguito Moretti – Trump potrebbe tenere agganciata la Russia all’Occidente, evitando di spingerla verso la Cina”.  Dal punto di vista prettamente industriale, Moretti ha sottolineato come “l’industria della difesa europea risenta della scarsa forza che l’Europa possiede a livello globale e della carenza di una third offset strategy tecnologica simile a quella statunitense. Se in Europa – ha concluso Moretti -  si continua a discutere su requisiti e standard diversi tra i vari paesi, e sulla scarsa interoperabilità dei mezzi, e a ciò si aggiunge che alle industrie europee non viene data la possibilità di competere sul mercato americano, l’industria continentale non ha un gran futuro”.

Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Claudio Graziano, ha prima evidenziato come, molti anni prima di Trump, sia stato “Obama a spostare il focus sul sudest asiatico e a promuovere il disingaggio dal Medioriente e la riduzione delle forze presenti in Afghanistan”, ponendo successivamente l’accento sul fatto che “le minacce che la NATO affronta cambiano più rapidamente rispetto alla sua capacità di adattamento”. La minaccia maggiore dell’Alleanza – ha proseguito Graziano - sta nella solidarietà della stessa, che mina la tempestività e la capacità di intervento. Le alleanze militari hanno bisogno di flessibilità, stabilità, adattabilità e chiarezza nella leadership, come nel caso di SOPHIA, in cui la leadership italiana è chiara.” Dopo aver ricordato come “attualmente le maggiori operazioni sono effettuate da coalizioni, anche Graziano ha evidenziato come sia ormai “necessario il riequilibrio della NATO verso il fronte sud, creando una cabina di regia a Napoli per le operazioni militari nell’area mediterranea (con l’Italia che renderà disponibile il Comando di Solbiate Olona più un Comando Divisionale ndr.), ma con il fondamentale coordinamento tra NATO e UE, evitando di creare duplicazioni”.

La conclusione della conferenza è stata affidata al Ministro della Difesa, On. Roberta Pinotti, che ha parlato di una NATO che “difficilmente cambierà con Trump, restando solida e coesa, pur dovendo necessariamente adattarsi ai nuovi rischi e ad un ruolo più attivo e ad una maggior responsabilità a cui sono stati chiamati, già in passato da Obama e dalla stessa Clinton, i partner europei”. Anche Pinotti ha rimarcato la necessaria cooperazione in tema di difesa tra UE e NATO, ricordando come la presenza di quest’ultima nel Mediterraneo “sia e continuerà ad essere ancora forte”. In tale ambito, “l’Italia continuerà ad essere partner credibile, efficiente e presente (nel 2018 la VJTF sarà a guida italiana ndr.) anche per la creazione del consenso a livello decisionale”. Già in passato – ha concluso il Ministro – “le proposte italiane hanno fatto fare passi avanti all’Alleanza, soprattutto nella promozione del dialogo con l’UE per il coordinamento nel campo della difesa. Lo stesso progetto per la creazione dell’hub di Napoli come centro di coordinamento delle missioni NATO e UE nel Mediterraneo, nasce da una proposta italiana”.


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