RIVISTA ITALIANA DIFESA
Verso la battaglia di Mosul 05/10/2016 | Pietro Batacchi

Le forze irachene sono pronte a dare la spallata finale a Mosul. Dopo la cattura di Shirqat, ultima città in mano a IS nella provincia di Salah al-Din, adesso il controllo delle forze governative si estende lungo tutto il corso del Tigri da Baghdad fino a Qayyarah, a soli 30 km a sud di Mosul. Proprio Qayyarah, con la sua base aerea, farà da punto di appoggio per l'offensiva e qui si dispiegheranno buona parte degli ulteriori 615 "consiglieri" americani, il cui rischieramento in Iraq è stato annunciato dall'Amministrazione Obama il 28 settembre, che porteranno ad oltre 5.200 il totale delle truppe americane impegnate nel Paese con compiti di addestramento, mentoring, supporto, condotta di operazioni speciali ecc. L'annuncio americano è stato seguito dalla decisione di Erbil e Baghdad di formare una commissione militare congiunta per coordinare le operazioni contro IS a Mosul, mentre il Governo regionale curdo ha annunciato che alle operazioni prenderanno parte anche milizie tribali e milizie sunnite, compresa la Hashd al-Watani, la milizia creata da Atheel al-Nujaifi, ex Governatore della provincia di Nineve, addestrata e supportata dal contingente turco dispiegato a Bashiqa. La presenza militare turca in Iraq, unitamente a quella in Siria, è stata rinnovata da Ankara il 1° ottobre, ma questo ha mandato su tutte le furie Baghdad che ha convocato l'Ambasciatore turco ed ha approvato una mozione che definisce occupazione la presenza turca (cosa che ha portato Ankara a convocare a sua volta l'Ambasciatore iracheno). Il Governo centrale iracheno, infatti, non vuole militari turchi a Mosul, Bashiqa dista una ventina di chilometri dalla seconda città irachena, a differenza del Presidente del Governo Regionale Curdo, Massoud Barzani, uomo di Ankara. Del resto, la Turchia ha mire consolidate su Mosul e la sua area, ricca di petrolio e abitata da quella minoranze turcomanne di cui Ankara si sente storicamente protettrice, e vede in una presenza nel nord dell'Iraq la migliore garanzia per tenere sotto controllo le spinte autonomiste dei curdo-iracheni. Mosul, pertanto, rischia di diventare terreno di scontro non solo tra gli iracheni e lo Stato Islamico, ma anche tra Baghdad, la Turchia e il Governo Regionale Curdo. E proprio Baghdad in questo momento si appresta a giocare la partita non certo nelle migliori condizioni. Il Governo Abadi è sempre più debole, fiaccato com'è dall'azione dell'ex Premier Maliki che, con il Fronte della Riforma, sta lentamente erodendo il consenso parlamentare per Abadi. L'azione di Maliki ha già portato al siluramento del Ministro delle Finanze curdo Hoshyar Zebari e del Ministero della Difesa sunnita Khalid al-Obeidi. Nel mirino adesso ci sono il Ministro degli Esteri, lo sciita Ibrahim al-Jaafari, ed il Ministro dell'Elettricità, il sunnita Qassim al-Fahdawi, ma la preda grossa è lo stesso Premier Abadi alle prese in questi giorni con 2 bombe a orologeria: il rimpiazzo dei ministri silurati e, soprattutto, il passaggio della legislazione sul bilancio dal quale dipende il pacchetto di assistenza economica per Erbil. Pertanto, la battaglia per Mosul non parte sotto buoni auspici. Ai problemi politici aggiungiamoci poi quelli operativi e militari. Secondo la coalizione a guida americana per riprendere Mosul, difesa da 4.000-5.000 miliziani dell'IS, sarebbero necessarie tra le 8 e le 12 brigate dell'Esercito Iracheno (12.000-20.000 uomini tenendo conto della dimensione media, circa 1.500 uomini, di una brigata dell'Esercito Iracheno), ma le risorse di quest'ultimo sono attualmente limitate, con una forza organica che non dovrebbe superare le 90.000 unità, e assorbite in buona parte dalla difesa di Baghdad. Nell'area della capitale e dei suoi accessi occidentali, fino alla cintura di Falluja, sono attualmente schierati 50.000 soldati dell'Esercito, una parte dei quali impegnati nel pattugliamento delle strade della capitale (quasi 30.000 uomini tra poliziotti e soldati sono dedicati a questo compito). Ai compiti di presidio e controllo del territorio a Baghdad va poi aggiunto l'impegno per il consolidamento dei risultati ottenuti nell'Anbar e in altre aree sunnite come Tikrit, dove nelle ultime settimane IS è tornata colpire duramente e dove i baathisti non sono mai stati definitivamente sconfitti.


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