RIVISTA ITALIANA DIFESA
Il silenzioso conflitto nel Donbass 27/09/2016 | Adriano Orso

Con gli occhi dei media internazionali e le agende politiche dei Paesi Europei e degli Stati Uniti concentrati sulla guerra in Libia e Siria, sulla minaccia terroristica e sulla gestione della crisi migratoria nel Vecchio Continente, il conflitto nel Donbass sembra aver perso l’attenzione delle Cancellerie di Bruxelles e Washington nonché essere scivolato nel novero delle tanti dimenticati teatri di crisi dello spazio post-sovietico (Abkhazia, Ossezia del Sud, Transnistria, Nagorno-Karabhakh). Oltre che per le ragioni di priorità o opportunità politica (urgenza dei dossier citati in precedenza, mancanza di unità europea sulla strategia da adottare nei confronti della Russia), la guerra nel Donbass ha perso centralità nel dibattito internazionale per motivazioni pratiche. Infatti, seppur con evidenti limiti, la tregua sancita dagli accordi di Minsk II continua a reggere e il livello di intensità e diffusione degli scontri è decisamente calato rispetto ad un anno fa. La linea del fronte, sancita dai protocolli firmati nella capitale bielorussa, è rimasta sostanzialmente immutata nel corso degli ultimi 12 mesi e non si sono registrate significative offensive né da parte delle Forze Armate ucraine né tanto meno da parte delle milizie ribelli filo-russe appartenenti alle auto-proclamate Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk. La staticità del conflitto appare determinata da 2 fattori prevalenti: il primo attiene alle difficoltà politiche ed economiche interne di Kiev, ad oggi più impegnata nel tentativo di tenere a freno il malcontento popolare, di gestire le faide tra le fazioni di potere e di riformare il suo vetusto e inefficiente apparato burocratico; il secondo riguarda l’evidente decisione del Cremlino di cristallizzare gli equilibri militari nel Donbass per dedicarsi maggiormente alle operazioni in territorio siriano. Ciononostante, secondo fonti del Ministero della Difesa ucraino e polacco, Mosca continuerebbe a mantenere nelle regioni orientali ucraine non meno di 4.000 uomini, tra i quali spiccherebbero unità di tutte e 7 le brigate Spetnatz del GRU (Glavnoye razvedyvatel'noye upravleniye, Principale Direttorato di Intelligence, il servizio segreto militare russo), la 45ª Brigata Distaccata Spetnatz della Guardia, appartenente ai reparti aviotrasportati dell’Esercito, ed infine unità dei 3 gruppi Spetnatz del FSB (Federal'naya sluzhba bezopasnosti Rossiyskoy Federatsii, Servizio di Sicurezza Federale della Federazione Russa), ossia l’Alpha, il Vympel e lo Smerch. A questi reparti di elite occorre aggiungere la quota di mercenari ceceni e centro-asiatici nonché i “volontari” (in realtà soldati di leva retribuiti come se fossero in missione all’estero) provenienti dall’Esercito. Come se non bastasse, la Russia ha recentemente riorganizzato le proprie truppe nei distretti militari occidentale e meridionale sia per favorire i meccanismi di ricambio e turnazione in Donbass sia per mostrare i muscoli alla NATO, rafforzando il dislocamento delle forze lungo il confine ovest. Nello specifico, è stata creata una nuova unità a Rostov sul Don, la 150ª Divisione Motorizzata dell’Esercito, mentre altre 3 sono state spostate dall’entroterra della Russia europea fino alle porte dell’Ucraina. Nel dettaglio, si tratta della 23ª Brigata Motorizzata Separata, mossa da Samara a Valuyki, la 20ª Armata della Guardia e la 9ª Brigata Motorizzata Separata, spostate da Nizhny Novgorod rispettivamente a Voronezh e Boguchar. In ogni caso, occorre sottolineare come lo stallo del conflitto e la tenuta della tregua non corrispondano ad una pace effettiva. Infatti, ogni settimana si registrano diverse centinaia di violazioni del cessate-il-fuoco ed una media di 5 morti. Le città più colpite dagli scambi di fuoco d’artiglieria tra i 2 schieramenti in lotta sono i sobborghi alla periferia di Donetsk e Mariupol e le cittadine di Zaitseve, Luhanske, Ozeryanivka, Shyroka Balka, Trudovske, Oleksandrivka e Yasynuvata, dove l’eccessiva vicinanza tra milizie ribelli e regolari ucraini spesso degenera in rapidi, ma regolari e costanti, scontri a fuoco.


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