RIVISTA ITALIANA DIFESA
Siria: un mese di bombardamenti russi 24/08/2016 | Michele Taufer

Nelle ultime settimane l’offensiva aerea delle Forze Aerospaziali Russe (Vozdushno-Kosmicheskiye Sily - VKS) si è intensificata nei confronti dei gruppi ribelli siriani che si oppongono al Presidente Bashar al-Assad. La decisione del Cremlino di aumentare ratei e intensità degli strike si è resa necessaria in quanto, a partire dal 31 luglio scorso, gli insorti erano tornati al contrattacco, riprendendo l’iniziativa sul campo in alcune aree di fondamentale importanza quali Idlib, Deir el-Zor e Aleppo. Proprio in quest’ultima, il fronte delle milizie islamiste, attorno al 5 agosto, era quasi riuscito ad interdire le linee di comunicazione e di rifornimento dell’Esercito Siriano (SAA), mettendo così a repentaglio l’assedio dei governativi nei confronti della martoriata città siriana, e, rischiando di fatto, di rendere vana la manovra a tenaglia delle truppe di Assad tesa a isolare e a far capitolare le formazioni ribelli presenti nei quadranti orientali di Aleppo. Anche ad Idlib e soprattutto a Deir el-Zor (dove le forze governative resistono da molti mesi agli attacchi dallo Stato Islamico che circonda il tessuto urbano periferico della città) l’attivismo della guerriglia aveva raggiunto un livello preoccupante. A tal proposito è da segnalare come nella provincia di Deir el-Zor il SAA aveva perso le aree di Al-Jufra e il Panorama Checkpoint, siti ritenuti di importanza strategica. In risposta al precipitare della situazione, l’Aeronautica Russa il 7 agosto ha lanciato un violento attacco aereo nelle parti settentrionali del Paese impiegando i propri Su-24M FENCER e i Su-34 FULLBACK stazionati nella base aerea di Khmemim, situata nella provincia di Latakia. Il giorno seguente, l’8 agosto è stata la volta di 6 bombardieri Tu-22M3 BACKFIRE, i quali, partiti dalla base aerea di Engels (AvB 6950), situata nel Distretto Militare Centrale russo, hanno martellato le posizioni dei miliziani dell’ISIS nei pressi degli abitati di Al-Sukhnan e Arak situati ad est e a nord-ovest della città simbolo di Palmyra. L’11 agosto, poi, altri 6 BACKFIRE hanno colpito infrastrutture petrolchimiche, di fabbricazione di armi chimiche e di stoccaggio munizioni appartenenti all’ISIS e situate a nord-ovest di Raqqa. Il 14 agosto, infine, sempre partendo dalla base di Engels, i bombardieri russi hanno colpito una concentrazione di truppe nemiche nelle vicinanze di Deir el-Zor, distruggendo 2 posti comando ed alcuni carri e IFV appartenenti allo Stato Islamico. La significativa distanza in gioco negli strike condotti dai bombardieri russi, circa 3.000 km separano infatti gli obbiettivi siriani dalla base di Engels, hanno spinto Mosca a chiedere appoggio all'Iran, a suggello di una partnership sempre più solida ed anzi definita ormai apertamente “strategica” dalle autorità di Tehran. Come conseguenza, il Paese degli Ayatollah ha concesso all’Aeronautica Russa l’utilizzo di una propria base aerea situata nell’ovest. Il 15 agosto, 6 Tu-22M3 sono stati preposizionati nella base iraniana di Nojeh, nelle vicinanze della cittadina di Hamedan, e sede del TFB.3 che raggruppa 30 tra F-4E ed RF-4E della Islamic Republic of Iran Air Force (IRIAF). Dal giorno seguente, i BACKFIRE hanno iniziato a condurre i loro strike in territorio siriano, almeno fino al 22 agosto, quando i velivoli sono stati fatti rientrare in Russia, fermo restando però, la possibilità di venire nuovamente rischierati in futuro in terra iraniana, almeno secondo quanto affermato dalle autorità di Teheran e di Mosca. Sempre in data 15 agosto poi, le Forze Armate della Federazione Russa hanno effettuato manovre navali che hanno coinvolto un totale di 6 unità operanti sia nel Mar Mediterraneo (corvette ZELENYY DOL e SERPUKHOV appartenenti alla classe BUYAN-M) sia nel Mar Caspio (fregate leggere TATARSTAN e DAGESTAN della classe GEPARD e corvette VELIKIY USTYUG e GRAD SVIYAZSK entrambe della classe BUYAN-M). Tutte le navi partecipanti alle manovre erano dotate ciascuna di 8 missili da crociera tipo KALIBR-NK, e infatti, 3 di questi ordigni sono stati lanciati contro obbiettivi reali situati in Siria. Negli strike degli scorsi giorni, i velivoli russi hanno impiegato munizionamento di precisione della famiglia KAB-500 (il cui utente privilegiato dovrebbe essere il FULLBACK), le cluster “penetranti anticarro” RBK-500-D SPBE (impiegate anche in passato nel conflitto siriano dai FENCER), le bombe a frammentazione OFAB-250-270, le FAB-500M-62 e le cluster incendiarie RBK-250 ZAB-2.5 (gli ultimi tre tipi dovrebbero essere stati sganciati dai grossi BACKFIRE). I bombardamenti di Mosca hanno sicuramente inflitto perdite importanti, sia in fatto di personale che di mezzi, ai danni delle formazioni ribelli ed hanno nel contempo permesso al SAA e alle forze paramilitari che lo sostengono di riprendere l’offensiva sul campo. Ad Aleppo, ad esempio, i governativi, una volta riguadagnato il terreno perduto, hanno catturato nella parte sud-occidentale della città buona parte del complesso residenziale 1070, sottraendolo così al controllo delle milizie di Jaish al-Fatah e potendo così stringere ulteriormente l’assedio alla città, mentre, nell’area di Deir el-Zor l’Esercito di Assad ha riconquistato le aree rurali di Al-Jufra e il Panorama Checkpoint. L’appoggio aereo di Mosca, a beneficio dei propri alleati presenti sul terreno, si è quindi nuovamente dimostrato essenziale. Come conseguenza la già strategica base aerea di Khmeimim sarà destinata nel prossimo futuro a diventare una base permanente delle Forze Aerospaziali Russe. La cessione di sovranità da parte di Damasco, permetterà quindi a Mosca di ampliare le strutture e le difese dell’aeroporto militare, creando anche apposite aree di imbarco/sbarco stabili per i grossi aerei da trasporto An-124 RUSLAN, così come, probabilmente, aree idonee al parcheggio ed al rischieramento per i BACKFIRE. Una simile mossa, qualora implementata, scatenerà certamente apprensione nella NATO, vista la presenza dei “Carrier killer” russi così vicini al Mediterraneo. Quanto all’alleato iraniano, forse in futuro verranno effettuati nuovi rischieramenti da parte di velivoli russi sulla base aerea di Hamedan, almeno fino al completamento del potenziamento delle infrastrutture a Latakia. Rimane però assai improbabile una presenza continuativa degli stessi, vista la gelosia di Teheran per la propria indipendenza politica, anche se a beneficio di un partner strategico come lo è la Russia.


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