RIVISTA ITALIANA DIFESA
Guerra civile d'Europa 15/07/2016 | Pietro Batacchi

La strage del lungomare di Nizza fa ripiombare la Francia nell'incubo terrorismo. In realtà, come dimostra lo stato d'emergenza ancora in vigore nel Paese, e adesso esteso per altri 3 mesi, non ne è mai uscita. Se guardiamo alla frequenza e all'intensità degli attacchi terroristici che hanno colpito la Francia e l'Europa negli ultimi 2-3 anni si può ormai tranquillamente parlare di guerra civile d'Europa, ovvero di una situazione in cui un estremismo islamico ampiamente radicato in comunità di seconda o terza generazione colpisce indiscriminatamente obbiettivi di diversa tipologia, ma tutti quanti di natura soft e civile, per fare il più alto numero di vittime possibili. Una minaccia tutta interna, dunque, che è cresciuta e si è consolidata per effetto di quella lunga stagione di radicalizzazione partita con la resistenza all'occupazione sovietica dell'Afghanistan e passata poi per la guerra civile di Algeria, l'11 settembre, la guerra in Iraq e ancora in Afghanistan, per finire alla Siria. Proprio la guerra civile siriana è stato l'ultimo evento in ordine temporale ad aver creato i presupposti per una nuova ondata di radicalizzazione ed un movimento senza precedenti di estremisti dall'Europa alla Siria e ritorno. L'Europa deve i fare i conti con questa minaccia che può assumere i contorni del commando di stile militare che attacca il Bataclan, dei kamikaze che si fanno esplodere negli aeroporti o dei lupi solitari con il coltello o il machete. Gli effetti sono comunque devastanti. A Nizza per la prima volta ha colpito un terrorista con il camion omicida, una modalità già tristemente consolidata in Israele e Palestina – con auto, pulmini o ruspe – facendo un numero di vittime impressionante a testimonianza che per compiere un massacro non sono necessari AK-47 o esplosivi. Al Adnani, portavoce dello Stato Islamico, qualche tempo fa aveva incitato i suoi adepti a colpire con ogni mezzo, anche quello più rudimentale, mentre i servizi francesi si aspettavano un attacco con un camion bomba. Del resto, lo Stato Islamico, sempre più in difficoltà in Siria, ma soprattutto in Iraq, ha dimostrato di essere un'organizzazione straordinariamente flessibile e versatile capace di combinare strategie militari di tipo convenzionale con strategie radicalmente asimmetriche e che, anche se in difficoltà, è in grado di colpire in Asia come in Europa. Questo perchè per almeno 3 anni il gruppo è cresciuto senza freni e si è radicato in maniera spaziale sia nel Siraq che nelle comunità islamiche europee ed ha visto crescere esponenzialmente il fascino del suo marchio. Un marchio che viene opposto/proposto in alternativa a quello concorrente di Al Qaeda e che viene alimentato da attacchi come quello del Bataclan o di Nizza e che è curato con grande cura e attenzione con l'uso sistematico dei social e del Web, l'adozione di campagne propagandistiche perfettamente sincronizzate con gli attacchi, come nel caso di Parigi, e via dicendo. Cose che faceva e fa anche Al Qaeda, ma su una scala e con un'attenzione diverse. Non ci stupiremmo, dunque, se uscisse fuori che dietro l'attacco di Nizza anzichè lo Stato Islamico ci fosse proprio Al Qaeda, un'organizzazione in crisi soprattutto in Europa ed alla ricerca di una contro-narrativa da opporre a quella di successo dello Stato Islamico. La grande intuizione di Baghdadi, tuttavia, è stata proprio quella di mettere al centro della sua narrativa non tanto l'Islam, cioè la religione, ma il marchio, al quale l'Islam è subordinato, che ha ormai oscurato quello tradizionalmente consolidato nel mondo jihadista di Al Qaeda e che sta esercitando un enorme fascino in tutto il mondo islamico. Ecco, allora, che non è un caso che tra i ranghi del gruppo vi siano piccoli criminali delle periferie europee, alla ricerca di una sorta di rigenerazione, o la gioventù dorata di Dacca, che pare abbracciare la causa di IS quasi a voler trovare "nuove emozioni" o, ancora, vecchi arnesi di eserciti e apparati statali che furono, privi di ogni prospettiva e, dunque, facilmente arruolabili. Questa sorta di pragmatismo costituisce l'indubbio vantaggio dello Stato Islamico rispetto ai concorrenti di Al Qaeda e che fa dello Stato Islamico un nemico multiforme, più subdolo e pericoloso. Al Qaeda esercitava tradizionalmente un rigoroso controllo sui propri adepti ed era fonte anche di ispirazione ideologica, come accaduto ai talebani in Afghanistan, per esempio, che in Al Qaeda vedevano, appunto, una sorta di "casa madre" e serbatoio di idee, mentre lo Stato Islamico in questo è molto più blando e non punta ad ispirare movimenti e/o influenzarli, ma a svuotarli togliendo loro militanti e consensi. E' accaduto così in Libia con Ansar Al Shria, in Siria con Al Nusra e sta accadendo così anche in Asia, dal Bangladesh alle Filippine, mentre l'Europa è ormai il campo di battaglia di una nuova guerra civile.


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