RIVISTA ITALIANA DIFESA
Libia: che succede dopo Vienna? 17/05/2016 | Pietro Batacchi

Giornata importante quella di ieri per il futuro della Libia. Da Vienna, dove Italia e Stati Uniti guidavano il vertice sulla stabilizzazione del Paese, è giunto l'impegno per addestrare le forze libiche e per alleggerire l'embargo sulle armi in vigore dal 2011. Un'eventualità che consentirebbe di addestrare e riarmare le milizie, in particolare la neo costituenda Guardia Presidenziale, che sostengono Serraj. Quest'ultimo, invece, ha annunciato ufficialmente l'operatività del Governo di Accordo Nazionale e l'inizio dell'attività amministrativa da parte dei Ministeri, anche senza il voto del Parlamento di Tobruk: un modo per superare il boicottaggio da parte del duo Saleh-Haftar con la benedizione della comunità internazionale. La situazione sul terreno si presenta, però, ancora molto complessa. L'alleggerimento dell'embargo deve essere votato dal Consiglio di Sicurezza dove 2 Paesi, Francia e Russia, stanno dalla parte di Tobruk e Haftar. Mosca, peraltro, ha già fatto sapere che non riconoscerà il Governo di Accordo Nazionale fintantoché non riceverà il via libera dal Parlamento di Tobruk. Del resto la Russia è legata a doppio filo a quell'Egitto - con il quale ha riallacciato una partnership strategica interrotta nel lontano 1973 e sta negoziando importanti commesse militari – che è il grande sponsor del Generale Haftar e l'acerrimo nemico della Fratellanza Musulmana al potere a Tripoli. Inoltre, posto che il Consiglio di Sicurezza dia il via libera all'alleggerimento dell'embargo, bisognerebbe capire quali armi potrebbero essere date a Serraj. Le milizie che lo supportano di armi leggere, ma anche pesanti, ne hanno a bizzeffe. Occorrerebbero, pertanto, soprattutto se si vuole realmente sconfiggere IS, mezzi aerei, soprattutto elicotteri, sistemi controcarro più moderni, nuovi veicoli per il trasporto truppe ecc. Ma ogni eventuale fornitura andrebbe rigorosamente controllata, con consiglieri sul terreno, e sempre che Misuratini e uomini di Belhadj, che al momento sostengono Serraj, accettino che il neo Premier costituisca una sorta di milizia personale, e mettendo pure nel conto che il riarmo di Serraj significherebbe precludersi la possibilità di ri/cooptare Haftar dentro un governo unitario. E poi ci sono gli sviluppi sul terreno. Nell'est, le forze di Haftar sono sempre impegnate nella bonifica di Bengasi, dove sono presenti ancora cecchini e ordigni inesplosi, ed hanno 2 grosse spine nel fianco. Da una parte, Derna dove gli islamisti locali, legati a Tripoli, hanno cacciato Daesh; dall'altra, le Guardie Petrolifere di Jadran con il quale ancora non è stato trovato un accordo a garanzia della sicurezza di un'eventuale offensiva di Haftar verso Sirte. Tutto questo, mentre lo Stato Islamico si sta spingendo verso Bani Walid senza, però, progressi significativi ed ha perso l'importante snodo di Abu Grain, ripreso dai Misuratini dopo duri scontri.  


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