RIVISTA ITALIANA DIFESA
Escalation in Ucraina 07/05/2014 | Pietro Batacchi

 

All’indomani degli accordi di Ginevra dello scorso aprile, che sembravano aver gettato le prime basi per una ipotetica soluzione negoziale della crisi ucraina, il Governo di Kiev ha lanciato una serie di operazioni “anti-terrorismo” volte a neutralizzare i gruppi secessionisti filorussi dell’est e normalizzare la situazione nel Paese. Infatti, a cominciare dal 16 aprile, le Forze Armate ucraine hanno attaccato alcune città controllate dai ribelli, tra cui Mariupol, Kramatorsk e Slovyask con l’obbiettivo di liberare le caserme, gli uffici pubblici e le sedi di emittenti radiotelevisive occupati dagli insorti e di rimuovere i posti di blocco e le barricate da essi costruiti. Al di là del loro valore politico e simbolico, i centri urbani in questione possiedono un elevato peso strategico: Kramatorsk ospita un aeroporto il cui controllo appare imprescindibile quale snodo logistico per le operazioni aree nella regione, mentre nei pressi di Slovyansk, precisamente nella vicina miniera di sale di Soledar, è presente uno dei più grandi depositi di armi leggere dell’intera ex Unione Sovietica, con oltre un milione di pezzi tra fucili d’assalto, mitragliatrici, mortai e RPG. Questa santabarbara è indispensabile per lo sforzo militare e l’approvvigionamento sia delle forze regolari sia delle milizie anti-governative, in quanto le prime necessitano di equipaggiamento per armare la neonata Guardia Nazionale, mentre le seconde intendono garantirsi uno stock di armi tali da poter proseguire ancora a lungo le operazioni di guerriglia. Particolarmente cruenti sono stati gli scontri avvenuti tra il 2 e il 5 maggio, durante i quali sono morte circa 40 persone (in maggioranza miliziani filorussi), sono stati abbattuti 3 elicotteri d’attacco Mil Mi-24 ed è stato danneggiato un elicottero da trasporto Mil Mi-8. In particolare, l’abbattimento degli elicotteri, avvenuto presumibilmente tramite MANPADS, lascia intuire la presenza, tra i separatisti, di personale ben addestrato.

Le unità maggiormente utilizzate dal governo di Kiev appartengono al gruppo ALFA dello SBU (il servizio di sicurezza interno, equivalente del FSB russo), alla Guardia Nazionale (corpo formato principalmente da volontari inquadrati da poche settimane e le cui prerogative risultano ancora incerte e fumose) e all’Esercito, soprattutto formazioni provenienti dall’ovest, come la 95ª Brigata Aeromobile di Zhytomyr. Tale impiego è giustificabile da 2 ordini di fattori: lo sfaldamento dei reparti di Polizia locali e la difficoltà di impiego di unità locali, come la 25ª Brigata Aeromobile di Dnepropetrovsk che, nei primi giorni della crisi, si era rifiutata di intervenire contro i filorussi nelle città dell’est. Contemporaneamente all’offensiva dell’Esercito, ad Odessa circa 48 secessionisti sono stati uccisi in seguito ad uno scontro con milizie appartenenti a Settore Destro, la principale organizzazione ultranazionalista ucraina. Nello specifico, i filorussi sono stati arsi vivi in seguito al lancio di molotov, da parte degli estremisti di destra, che ha causato l’incendio del Palazzo dei Sindacati da essi precedentemente occupato. Questo tragico evento permette di comprendere quali siano le reali capacità di tali formazioni neofasciste, dotate di imponenti e strutturate unità paramilitari rispetto alle quali il Governo di Kiev ha mantenuto un comportamento ambivalente. Infatti, esiste il rischio che centinaia di militanti e miliziani di Settore Destro decidano di arruolarsi nella Guardia Nazionale e nelle “squadre di difensori civici” che l’attuale establishment di potere è in procinto di creare per sopperire alle alcune e alle indecisioni della Polizia.   

I ribelli, le cui organizzazioni più influenti sono la Repubblica Popolare di Donetsk e la sua ala militare, la cosiddetta Milizia Popolare del Donbass (MPD), possono contare su un variegato bacino di reclutamento che attinge ad alcuni gruppi ultras locali, alle organizzazioni di estrema destra panrussa e slavofila ed ai titushky, un disomogeneo insieme di bassa manodopera criminale legata alle mafie del Donbass. Inoltre, secondo alcune fonti, i ribelli filorussi usufruirebbero del sostegno di circa 300 elementi appartenenti al SVR (il servizio segreto esterno russo), al GRU (il servizio segreto militare russo) e ai famigerati Kadyrovcy, la milizia personale del Presidente ceceno Kadirov. In totale le forze anti-governative potrebbero contare circa 4.500 uomini, con possibilità di mobilitazione ancora maggiore. 

L’escalation delle violenze tra lealisti e ribelli, che potrebbe presto degenerare in un conflitto interno di proporzioni maggiori, sta avvenendo con un massiccio assembramento di forze russe ai confini, ufficialmente per esercitazioni ma chiaramente dispiegate sia nell’ottica di un classico esercizio di diplomazia coercitiva sia nell’eventualità di un intervento di “stabilizzazione”. Ad oggi sono circa 45.000 gli uomini che il Cremlino ha schierato nell’area di Belgorod e di Kuzminka e di Novocherkassk, appartenenti ai Distretti Militari Occidentale, Centrale e Meridionale, e inquadrati, tra gli altri, in unità motorizzate (39ª Brigata  in stanza a Lgov), paracadutisti (106ª Divisione Aviotrasportata, 56ª Brigata Assalto Aereo) e forze speciali speciali (22ª Brigata Spetznatz di Rostov, 16ª Brigata Spetznatz di Voronezh). Per approfondimenti RID 6/2014.


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