Negli ultimi giorni in Libia si segnalano importanti sviluppi. A Tripoli Serraj, l'unico Premier libico oggi riconosciuto dalla comunità internazionale e dall'ONU, è impegnato a consolidare il proprio potere, forte del supporto di Misurata, di buona parte della Fratellanza Musulmana e dei salafiti di Abdelhakim Beljadj, nonché del supporto internazionale di Italia e Stati Uniti. Nella capitale resta, però, forte l'opposizione a Serraj della milizia di Haithem Tajouri e dei Misuratini "ribelli" di Salah Badi, e pure della milizia del Presidente dell'ormai defunto CNG, Nuri Abu Sahmain, ma le trattative per cooptare i “ribelli” nel fronte che supporta Serraj vanno avanti. L'obbiettivo è evitare un bagno di sangue per le strade di Tripoli. Tuttavia, è in Cirenaica che sono occorsi gli sviluppi più importanti. A Bengasi la milizia del Generale Haftar (per favore smettiamola di chiamarla Esercito Nazionale Libico...) ha riconquistato quasi l'intera città espellendone gli uomini del Consiglio della Shura dei Rivoluzionari di Bengasi – coalizione che raggruppa i qaedisti di Ansar Al Sharia e i miliziani della Brigata Martiri del 17 Febbraio e del Libyan Shield, entrambe realtà che fanno riferimento alla Fratellanza Musulmana) – che sembrano resistere solo nell'ultimo fazzoletto di Ganfouda. L'avanzata di Haftar ha beneficiato di nuovi rinforzi in armi ed equipaggiamenti giunti dall'Egitto e del supporto di forze speciali britanniche e, soprattutto, francesi che hanno curato la pianificazione delle operazioni agendo anche come consiglieri sul terreno. Se Haftar dovesse effettivamente conquistare l'intera Bengasi la sua posizione si rafforzerebbe diventando più che mai l'uomo forte di Tobruk ed una pedina irrinunciabile per un'eventuale ricomposizione del puzzle libico. A Derna, invece, il Consiglio dei Mujahedin della città, composto da miliziani di Ansar Al Sharia e da gruppi locali che si rifanno alla Fratellanza Musulmana, ha espulso le ultime forze dello Stato islamico che ancora occupavano le aree orientali e sudorientali di Fataieh e del Distretto 400. Gli uomini di Baghdadi, in una colonna di una quarantina di veicoli, si sono ritirati verso la roccaforte Sirte. Se questo è lo scenario, le ipotesi di partizione/somalizzazione del Paese si fanno sempre più realistiche considerando che pure lo schieramento degli attori internazionali appare ormai chiaro. A Tripoli abbiamo un quasi governo supportato dall'ONU e, soprattutto, da Italia, Turchia e Stati Uniti (questi ultimi, ormai, vero e incoffessato sponsor dell'Islam politico rappresentato dalla Fratellanza Musulmana), mentre a Tobruk abbiamo una Camera dei Rappresentanti che continua a non votare Serraj e, soprattutto, un Generale Haftar sempre più forte e sostenuto dall'Egitto di Al Sissi e dalla Francia di Hollande, con i petrodollari emiratini, mentre la posizione britannica è più sfumata. Ma questa è solo una prima divisione perchè, oltre al tribalismo/localismo che caratterizza tutta la Libia, nel conto bisogna mettere anche le enclavi di IS a Sirte e nell'area a cavallo tra Tripolitania e Cirenaica, la ormai città autonoma di Derna, ed il Fezzan dove illegalità, traffici e appetiti di ogni genere regnano sovrani.