RIVISTA ITALIANA DIFESA
La futura postura strategica della Polonia 15/04/2016 | Marco Giulio Barone

L’ascesa al governo del partito Prawo i Sprawiedliwosh (PiS) guidato da Beata Szydlo e le incertezze mostrate dall’Unione Europea e dalla NATO hanno un impatto considerevole sulla postura strategica che la Polonia intende assumere, con conseguenze importanti sulla pianificazione militare, il procurement e le partnership strategiche. Le due organizzazioni internazionali hanno perso credibilità agli occhi della Polonia. Bruxelles è accusata di darle poco spazio in proporzione alla sua importanza, ma il Paese dipende pesantemente dai fondi strutturali europei. Invece, la critica principale alla NATO è l’insufficiente impegno in deterrenza della Russia, specialmente dal 2014. Secondo l’attuale esecutivo, Paesi come la Germania o la Francia hanno un atteggiamento ambiguo nei confronti della Russia, tra ostilità dichiarata e prosecuzione di interessi economici. Ciò è vissuto con apprensione e sospetto per questioni storiche che il PiS non ha esitato a sottolineare e cavalcare. Tuttavia, Varsavia  non può fare a meno dei sistemi di alleanze per garantire la propria sicurezza. L’impatto di questa congiuntura sulle missioni delle FF.AA. è notevole già dal 2014, quando la gestione della crisi ucraina non convinse l’esecutivo di Donald Tusk. Il governo Szydlo ha confermato il trend generale di accrescimento e modernizzazione dell’apparato militare. Varsavia ritiene che la propria sicurezza possa essere garantita mostrandosi credibile sul piano militare e rafforzando le relazioni con gli Stati Uniti su quello politico. Le sue FF.AA. devono poter portare a termine in autonomia missioni di interesse nazionale supportate da una base industriale adeguata, pur integrandosi con le forze statunitensi – delle quali si auspica un aumento sul territorio polacco. Dal punto di vista militare, il fronte orientale polacco è ampio e geograficamente difficile da difendere. La collaborazione politica e militare con l’Ucraina dovrebbe aiutare a mettere in sicurezza il sudest, ma la Polonia si sente vulnerabile sui circa 400 km del confine bielorusso e lungo il “corridoio di Suwalki”. Sebbene sia improbabile un confronto su larga scala tra NATO e Russia, la gestione della crisi ucraina ha messo in allarme la Polonia, che non intende rischiare la prova dei fatti. Le FF.AA. prevedono un organico futuro di circa 120.000 uomini, 30.000 in più rispetto ai livelli attuali. Il governo potrebbe inoltre incrementare gli organici di ulteriori 10.000 unità, se ci saranno le risorse. Rispetto alla pianificazione precedente, la vera novità è la possibile istituzione di una riserva disponibile su chiamata e di una milizia territoriale. Si stima che possa trattarsi di 250/300.000 uomini ma non è ancora chiaro di quale equipaggiamento disporrebbero, né quando si avrà un documento programmatico vero e proprio. Le spese per il comparto difesa ammonteranno nel 2016 a circa 8,5 miliardi di Euro, raggiungendo il 2% del PIL, mentre nel 2017 il governo Szydlo prevede di allocare il 2,3%, con la prospettiva di arrivare fino al 2,5% successivamente. Il 25% circa della spesa complessiva è dedicata all’ammodernamento di materiali e mezzi, che fanno ancora ampio uso di materiale ex-sovietico/russo, attraverso il TMP (Technical Modernization Plan) in corso dal 2013 al 2022. L’Esercito polacco (Wojska Lądowe) torna ad un’impostazione meno expeditionary e più incentrata sulla difesa territoriale. Spina dorsale della componente operativa sono una divisione di cavalleria corazzata (11°) e due meccanizzate (12° e 17°), ciascuna su 3-4 brigate pluriarma, un reggimento divisionale di artiglieria pesante campale e uno di artiglieria contraerea. A queste si aggiungono la 6° brigata paracadutisti, la 21° fucilieri e la 25° cavalleria dell’aria. La punta di lancia è rappresentata da 128-142 carri LEOPARD 2A4 e 105 LEOPARD 2A5.  I primi verranno ammodernati con un programma di aggiornamento congiunto tra Polska Grupa Zbrojeniowa e Rheinmetall con l’integrazione di componenti del pacchetto MBT REVOLUTION della casa tedesca. Per i secondi non è previsto alcun update. Il raffreddamento dei rapporti con Berlino rafforza la volontà polacca di poter sostenere la flotta LEOPARD in autonomia, ma le industrie locali non hanno ancora il know-how sufficiente per farlo – né le necessarie licenze. Quattro battaglioni sono equipaggiati con i carri PT-91 TWARDY, consegnati nei primi anni duemila, mentre ulteriori tre utilizzano ancora il T-72 M1Z. Il parco mezzi da trasporto per la fanteria comprende circa 800 BWP-1, denominazione polacca del BMP-1 sovietico/russo, che affiancano la linea carri. Elemento di modernità e di accresciuta mobilità strategica è invece rappresentato dall’AFV ROSOMAK, versione locale del finlandese Patria AMV, in acquisizione in 997 esemplari. Equipaggia due brigate (12° e 17°) e dovrebbe essere distribuito anche ad una terza (forse la 21°). Inoltre l’attuale budget permette di confermare l’impegno con la sudcoreana Samsung Techwin per l’acquisizione di 24 scafi del semovente d’artiglieria K9 THUNDER e della licenza per la produzione di ulteriori 96, che verranno integrati dalla HSW con una bocca da 155/52 mm della Rheinmetall nel semovente AHS CRAB, sostituto del 2S1 GVOZDIKA. Chiaramente il parco mezzi richiederà un ulteriore sforzo di modernizzazione per i veicoli specializzati. Interessanti a tal proposito le proposte ucraine, al momento su carta, ma che includerebbero una famiglia di mezzi basata sullo scafo del carro T-84 OPLOT. Il 2016 sancirà infatti una nuova fase di apertura alle collaborazioni internazionali, non solo nel settore carri, per cercare di colmare i gap industriali. Un altro esempio ucraino riguarda il settore aeronautico, con Antonov che corteggia la polacca PZL-Mielec (controllata di Sikorsky) con i progetti An-148 e An-158, le cui sottoversioni potrebbero montare componentistica polacca, e la Motor Sich che si propone per la rimotorizzazione degli elicotteri PZL W-3 SOKOL. Rimanendo in campo aeronautico, il programma principale per la Siły Powietrzne è ancora l’F-16 C/D Block 52+, acquisito in 48 esemplari, che richiede  oneri finanziari per circa 1,2 miliardi di Euro nel 2016. La prima linea dell’Aeronautica polacca comprende 5 squadron, di cui 2 da difesa aerea su Mig-29S (1° e 41°) e 3 multiruolo su F-16 (3°, 6°, e 10°). A questi si aggiunge un gruppo di Sukhoi Su-22M4, la cui dismissione è stata prorogata e che verranno sostituiti, forse, da teleguidati, dopo il 2018. Per l’ala rotante, aeronautica ed esercito schierano circa 250 elicotteri (W-3, Mi-2/8/17/24) dei quali almeno un quarto necessitano di essere sostituiti. A tal proposito il governo Tusk aveva indetto un bando vinto da Airbus per la fornitura di 60 H225M, del valore di 2,7 miliardi di Euro. La decisione è stata criticata per il costo eccessivo e per la mancata scelta di velivoli già prodotti su licenza (AgustaWestland AW-149 e Sikorsky S-70). Il PiS aveva promesso la cancellazione dell’ordine, ma si è limitato a dimezzare i numeri. Sono pertanto attesi nuovi bandi. Nel frattempo, è giunta anche un’offerta della turca TAI per la sostituzione degli elicotteri d’attacco Mi-24 con almeno 32 T-129, allettando Varsavia con il possibile coinvolgimento di 15 imprese locali. Passando al settore navale, la Marina polacca (Marynarka Wojenna) non prevede grandi cambiamenti dell’ordine di battaglia e continuerà ad articolarsi su una piccola squadra navale (3°), una da difesa costiera/contromisure mine (8°) e aviazione navale. Tuttavia, non saranno sostituite le fregate classe PERRY in favore di una flotta composta di sole unità piccole e manovrabili adatte ad operare nel Mar Baltico (corvette, fast attack craft, pattugliatori) ed è a rischio cancellazione il programma MARLIN per la Joint Support Ship. La volontà di acquisire nuove unità ricostruendo il comparto cantieristico al contempo (fermo da 22 anni) si scontra con i vincoli di bilancio. La cancellazione delle corvette classe GAWRON e i problemi di acquisizione della nuova classe di sommergibili (programma ORKA) ne sono le più importanti conseguenze. Restano invece confermate 3 corvette classe MIECZNIK, 3 cacciamine classe KORMORAN e 3 pattugliatori/MCM classe CZAPLA. Completa il dispositivo della marina la divisione missili costieri, su tre batterie da 12 missili Kongsberg NSM ciascuna. In campo missilistico menzione speciale merita il programma WISLA, con l’acquisizione di 8 batterie di missili PATRIOT. In questo caso, a dispetto dell’incremento di costo (da 3,8 a 7 miliardi di Euro), il nuovo governo sembra intenzionato a portare avanti il programma. Le difficoltà pratiche legate al processo di costruzione delle capacità industriali nazionali dovrebbero essere mitigate dalla creazione di un’agenzia nazionale per il procurement che ottimizzi la pianificazione – soprattutto su tempistiche e costi non ricorrenti. Le altre esperienze europee in materia di creazione ex novo di capacità industriali di rispetto insegnano però che i bagni di sangue sono pressoché inevitabili. A tal proposito sarebbe utile tener presenti alcune considerazioni politico-militari a monte. Nonostante il sostanziale incremento di risorse destinate alla difesa, le ambizioni polacche sembrano collocarsi al di sopra delle effettive capacità esprimibili dal dispositivo militare nel breve e medio termine. Nel lungo periodo gli attuali sforzi potrebbero essere premiati, a parità di contesto geopolitico di riferimento. Tuttavia, oggi gli scenari geopolitici tendono a mutare rapidamente, per cui i ritardi accumulati potrebbero confliggere con l’effettiva utilità del completamento dei programmi. A meno di un aggravamento ulteriore delle tensioni con la Russia o della disgregazione dell’Unione europea, eventi che darebbero ragione alla pianificazione polacca. Di fronte a rivolgimenti così radicali, però, la Polonia potrebbe trovarsi in una posizione di debolezza politica strutturale solo parzialmente compensabile con uno strumento militare più muscolare.

 


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