Appare sempre più chiaro che stamattina a Bruxelles è stato messo a segno un attacco multiplo sul tipo di quello di Parigi ed in perfetto stile Stato Islamico che, peraltro, lo ha già rivendicato. Come confermato dalle autorità belghe sono stati colpiti l'aeroporto Zeventem e la stazione della metropolitana di Maelbeek. All'aeroporto avrebbe agito un primo gruppo composto da almeno un kamikaze se non 2, vedendo l'entità dei danni provatati alla struttura, ma si parla anche di un altro ordigno esploso contenuto in una valigia e di un altro ancora non esploso. Un altro gruppo avrebbe, invece, colpito la metropolitana. Anche in questo caso non è chiaro se ad agire siano stati uno, o più, kamikaze, o se il vagone della Metro sia stato sventrato da un ordigno regolato da un timer o comandato a distanza. A giudicare dal numero delle vittime, e dai danni, siamo di fronte ad un ulteriore salto di qualità rispetto a Parigi, quando gli attacchi kamikaze furono un sostanziale fallimento, che potrebbe indicare la capacità di realizzare ordigni e cinture maggiormente sofisticate e pure la disponibilità di esplosivo più stabile o assemblato in modo più efficiente. Di sicuro, l'obbiettivo era fare più morti e danni possibile, mentre sembra che nel complesso si tratti di un attacco probabilmente in preparazione da tempo, vista la portata e la complessità, ma che sarebbe scattato e regolato sul timing delle vicende legate all'arresto di Salah. Nelle prossime ore la dinamica e le conseguenze potranno essere più chiare. Certo è che questi attacchi denotano ancora una volta di più l'ampiezza ed il radicamento della filiera jihadista in Belgio dove le azioni vengono sistematicamente pianificate, sostenute logisticamente e, in questo caso, messe a segno. Qui non ha più neanche senso parlare di cellule, di coordinamento e quant'altro, ma, appunto, di vere e proprie filiere capaci di supportarsi nel tempo e condurre azioni ad altissimo impatto. Centinaia di adepti operativi – tra pianificatori, logistici, artificieri, kamikaze e gruppi di azione/fuoco – decine di appartamenti sicuri, laboratori, disponibilità di armi leggere e d'assalto, più un'area di fiancheggiatori/simpatizzanti composta da qualche migliaio di individui. Un'area che in tutti questi anni è cresciuta e, soprattutto, non è stata infiltrata a dovere. Già la latitanza di Salah aveva inesorabilmente dimostrato l'ampiezza di questa struttura, ma questi attacchi, ancor di più, pongono pesanti interrogativi sulla reale entità della minaccia che tutta l'Europa ha in casa. La minaccia di un terrorismo strutturale e di massa, dunque non più settario e d'avanguardia come il terrorismo classico, ma radicato in profondità nella società europea e con forti tratti nichilistici.