Per la prima volta gli Eurofighter TYPHOON dell’Aeronautica Militare italiana alla RED FLAG, una delle più severe esercitazioni aeree del mondo, ospitata nella base USAF di Nellis, nel Nevada, dove prese il via nel 1975 sulla scorta delle dure lezioni apprese in Vietnam. Il debutto del caccia italiano è avvenuto su larga scala: sono infatti stati impiegati 8 velivoli degli stormi 4° di Grosseto, 36° di Gioia del Colle, e 37° di Trapani-Birgi, con l’impegno di 190 uomini tra piloti, specialisti e supporto logistico, inquadrati in un RAV (Reparto Autonomo di Volo), coordinato dal Comando delle Forze di Combattimento di Milano, e posto al comando del Colonnello Marco Bertoli. Una scelta non casuale; 45 anni, Bertoli è reduce dall’esperienza di comando (dal dicembre 2014 al maggio 2015) della Task Force Air, che ha assicurato con 4 TYPHOON – e dal 1° gennaio 2015 nel ruolo di nazione leader della missione Baltic Air Policing – il controllo dello spazio aereo dei 3 piccoli Paesi baltici. Durante il periodo di comando di Bertoli, i caccia italiani hanno effettuato 31 scramble, anche nei confronti dei jet russi da combattimento più sofisticati, in un momento di particolare tensione tra Mosca e la NATO. Esperienze e lezioni utili, per affrontare la RED FLAG 2016, dove gli 8 caccia hanno eseguito 115 missioni di combattimento simulato, in condizioni molto dure, per 180 ore di volo. L’area addestrativa, di circa 15.000 kmq, presenta infatti (oltre a condizioni climatiche severe) una conformazione complessa, con 1.900 bersagli e scenari operativi, e ospita un reparto specializzato nel ruolo di aggressor, il 414° Combat Training Squadron, equipaggiato con F-15, F-16, AT-38 e A-4. Gli aerei “ospiti”, per lo più americani, ma anche F-16 turchi, hanno operato soprattutto in modalità di difesa aerea, ma senza dimenticare le azioni di attacco, per le quali anche i TYPHOON italiani vengono gradualmente adeguati. Come ha ricordato il Colonnello Bertoli (che ha sottolineato anche l’impegno del trasferimento stesso dei caccia a Nellis, distante 9.600 km dall’Italia, a sua volta un utile esercitazione di rischieramento a lungo raggio), “la RED FLAG si configura come uno degli scenari più realistici al mondo nello sviluppare l’integrazione e la sinergia degli assetti aerei presenti per la condotta di operazioni complesse, e l’Aeronautica Militare ha puntato sulla formazione e l’addestramento di giovani piloti già qualificati Combat Ready per questa esercitazione, per essere in grado di trasferire questa loro fondamentale esperienza per gli anni a venire”. Su RID di maggio troverete un approfondimento da un nostro inviato sulla RED FLAG.