Durante il biennio 2014-2015, le operazioni effettuate dall’Aeronautica Siriana hanno subito un brusco rallentamento dovuto, fondamentalmente, a 2 fattori: la scarsità/mancanza di pezzi di ricambio presenti nelle poche basi aeree ancora sotto il controllo delle forze regolari e dotate di strutture per la manutenzione straordinaria dei velivoli; l’usura derivante da 4 anni di guerra civile durante i quali i caccia siriani hanno effettuato 37.628 sortite (stima al ribasso). La stragrande maggioranza di queste missioni sono state svolte da 53 MiG-21MF/Bis, da 42 Su-22 (M2, M3 ed M4) e da 66 addestratori L-39 ZO/ZA (armati con pod mitragliatore posto sul pilone centrale sotto la fusoliera e una coppia di lanciarazzi S-5/UB-16-57UMP o dei più moderni S-8 KOM da 80mm, consegnati dai russi nel 2013, montati su 2 dei 4 piloni subalari), 3 dei modelli più obsoleti in seno all’Aviazione di Damasco. Mentre questi velivoli hanno ricevuto aggiornamenti abbastanza trascurabili, altri aerei della Syrian Arab Air Force, non necessariamente più moderni, hanno subito refitting decisamente più spinti. E’ il caso di 90 MiG-23 MLD/BN FLOGGER. Tra la fine del 2013 e la seconda metà del 2015, infatti, la Russia ha provveduto ad aggiornare i MiG-23MLD/BN siriani, portandoli allo standard dei MiG-23-98-2 venduti all’Angola nel 2013, la più recente ed ultima versione per l’esportazione del FLOGGER. Nello specifico, l’upgrade ha comportato la sostituzione del radar SAPFIR-23MLA II, dotato di un raggio di rilevamento di 50 km, con il MOSKIT-23, che ne raddoppia le capacità di rilevamento a 90/100 km e permette l’utilizzo di missili aria-aria a guida radar R-77 (AA-12 ADDER) ed R-27 (AA-10 ALAMO), oltre al missile aria-suolo Kh-31A (AS-17 KRYPTON) e bombe guidate KAB-500KR da 560 kg. Anche i Su-24 FENCER di Damasco hanno subito un profondo processo di rinnovamento. Tra il 2010 ed il 2013, gli allora 21 bombardieri Su-24MK2 siriani furono inviati presso la struttura di manutenzione e riparazione dell’Aeronautica Russa di Rzhev, per subire un retrofit che li avrebbe portati allo standard Su-24M2 stabilito dal programma GEFEST per gli stessi FENCER russi. Tale upgrade prevedeva, tra gli altri, l’installazione di un nuovo sistema integrato di navigazione e puntamento armi (SVP-24), un nuovo HUD ILS-31, (lo stesso presente sui SU-27SM) o KAI-24 e l’aumento della panoplia di armi trasportabili (missili a/s Kh-31A/P e Kh-59 e bombe KAB-500S). Va ricordato, inoltre, che poche settimane dopo la firma dell’accordo avvenuta lo scorso 26 agosto, in base al quale la Russia si è impegnata a fornire supporto militare alla Siria, anche in termini di manutenzione dei velivoli siriani, un distaccamento di ingegneri e tecnici russi, assieme ad attrezzature e mezzi della Mikoyan Gurevich, è stato dispiegato, via aerea, sulla base di Mezzeh/Damasco. Ed è proprio in questa base, che i 20 Mig-29SM siriani (in attesa dell’arrivo dei 12 M/M2) sono stati aggiornati ed equipaggiati con nuovi sistemi avionici e non solo. In particolare, i tecnici russi hanno installato sui FULCRUM siriani il nuovo radar a AESA N010M ZHUK-M che consente la mappatura del terreno e migliora sensibilmente le capacità di attacco aria-suolo del velivolo, con possibilità di ingaggi multipli (4 in modalità aria-aria e 2 in aria-suolo) a 120 km di distanza, e consente al velivolo di utilizzare i missili aria-aria a guida radar attiva VYMPEL R-77 (AA-12 ADDER) e bombe a guida GLONASS KAB-500S-E. Quelli descritti rappresentano solo alcuni degli esempi che dimostrano come Mosca stia proseguendo l’attività di supporto della componente aerea delle forze siriane. Vero è che tale attività ha radici antiche, da ricercarsi nei decenni precedenti allo scoppio della guerra civile siriana. Tuttavia, in questo caso la decisione di effettuare upgrade abbastanza spinti in tempi relativamente brevi, potrebbe nascondere una motivazione strategica decisamente più immediata. Nonostante i puntuali briefing pubblicati dal Ministero della Difesa russo riguardo alle sortite effettuate e il numero di bersagli colpiti, da tempo risulta evidente che difficilmente la Russia riuscirà ad ottenere risultati tangibili e, soprattutto, duraturi nel tempo senza un aumento del dispositivo aereo attualmente schierato in Siria. Ecco, quindi, che l’ammodernamento della flotta aerea siriana, soprattutto nei suoi asset più strategici (Su-24 e Mig-29), permetterebbe di aumentare in modo significativo la quantità di velivoli utilizzabili e, conseguentemente, il numero di missioni, evitando il rischieramento di altri velivoli russi tenuto conto, peraltro, che la base di Jableh ha praticamente raggiunto la massima capacità di aerei ospitabili, mentre Shayrat e Tiyas non sono ancora operative. Ulteriori approfondimenti su RID 3/2015.