RIVISTA ITALIANA DIFESA
Cosa faremo a Mosul 18/12/2015 | Pietro Batacchi

Dopo l'annuncio del Presidente del Consiglio Renzi dell'invio di un contingente militare italiano a protezione della diga di Mosul e dei suoi lavori di consolidamento, appaltati alla ditta Trevi di Cesena, si fanno le prime ipotesi su quella che si configura come una missione molto delicata (richiesta direttamente dagli Americani alla quale nei prossimi giorni dovrebbe seguire il formale invito di Baghdad). L'obbiettivo è di quelli strategici e sensibili. Strategico per l'economia irachena e sensibile perchè a pochi chilometri, una ventina, dalle linee dello Stato Islamico. Già altre volte IS ha attaccato la diga che qualora fosse danneggiata seriamente provocherebbe un alluvione di proporzioni apocalittiche con conseguenze fino alla stessa Baghdad. Per questo la missione che attende gli Italiani è ad alto rischio e per questo si sta già parlando d un contingente molto robusto. Probabilmente 450 uomini non basteranno, ne occorreranno di più, e la nostra presenza complessiva in Iraq potrebbe arrivare così a toccare le 1.500 unità, dalle 750 attuali. Il contingente italiano, peraltro, andrà ad inserirsi in un dispositivo di sicurezza già in essere gestito dai Peshmerga e che comprende anche forze speciali americane ed inglesi. La nostra task force sarà con molta probabilità costituita inizialmente da militari della FOLGORE, più forze speciali ed altre aliquote e, data la tipologia di obbiettivo e i rischi connessi, dovrà giocoforza avere una configurazione pesante. Blindati CENTAURO con cannone da 105 mm, che la FOLGORE ha acquisito di recente grazie all'assorbimento nei suoi organici del 3° Reggimento SAVOIA Cavalleria, mortai a canna rigata da 120 mm del 185° Reggimento Artiglieria Paracadutisti, sistemi controcarro ecc. Vedremo, poi, se si deciderà di inviare anche un'aliquota di carri ARIETE, che pur bisognosi di un aggiornamento quanto mai urgente, potrebbero risultare utili per la difesa di postazioni statiche. Una delle minacce più concrete, difatti, è quella delle famose ondate di blindati bomba dell'IS utilizzati per attaccare compound, check point, caserme ecc. Avere la potenza di fuoco delle CENTAURO o degli ARIETE, o disporre di "nidi" con sistemi controcarro ai gate di accesso, contribuirebbe notevolmente a neutralizzare in sicurezza una minaccia altrimenti devastante. Probabilmente si dovranno dispiegare anche elicotteri d'attacco MANGUSTA dotati di razzi e missili controcarro SPIKE, che potrebbero tornare utili contro colonne di pick up, e vedremo se si deciderà di portare anche obici FH-70 da 155 mm (al cui impiego il reggimento di artiglieria della FOLGORE è addestrato). Naturalmente dispiegare un contingente così configurato richiederà del tempo. Ai primi di gennaio dovrebbe esserci una ricognizione in loco di un primo nucleo di militari italiani, poi il Governo dovrà andare in Commissione per il necessario passaggio parlamentare (che potrebbe anche prevedere il voto su una risoluzione di indirizzo). Per cui è ragionevole pensare che prima di aprile il contingente non sarà completamente rischierato. A quel punto, il "ritorno" dell'Italia in Iraq sarà definitivo.  


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