RIVISTA ITALIANA DIFESA
L'armata nera dello Stato Islamico in Libia 15/12/2015 | Pietro Batacchi

Lo Stato Islamico disporrebbe oggi in Libia di un numero di combattenti che oscilla tra i 5.000 e i 6.000. Il nocciolo duro di questi combattenti è composto da miliziani che sono rientrati dalla Siria, ma il grosso è formato da tunisini, sudanesi, nigeriani e da elementi di alcune tribù locali. Le principali aree di insediamento del gruppo sono Sirte, la capitale del Califfato libico, l'area di Sabratah al confine con la Tunisia e le aree intorno a Derna. A Sirte, lo Stato Islamico si è ormai ampiamente radicato ed ha il controllo completo della città. Il successo di IS a Sirte è dovuto principalmente al fatto che molti esponenti, soprattutto le giovani leve, della tribù dei Qadadfa, la tribù dei Gheddafi, hanno aderito al movimento ingrossandone le fila e garantendone anche personale per le funzioni amministrative. Dalla città, il movimento si sta espandendo sopratutto verso est con l'obbiettivo di prendere il controllo dei terminal di Ras Lanuf ed Es Sider e dei pozzi/giacimenti più a sud per, da un lato, ostacolare il residuo flusso verso l'Europa e, dall'altro, avviare il contrabbando verso sud sfruttando i ben consolidati canali dei traffici che collegano la Libia al Sahel. Chiaramente si tratta di un obbiettivo non facile da raggiungere perchè le installazioni petrolifere sono in parte difese dalle milizie ed IS ancora non ha la forza sufficiente per garantirsi il controllo del territorio necessario per mettere in atto tale piano tanto è vero che finora i tentativi di prendere i terminal dd i campi sono falliti. Tuttavia, mano mano che il tempo passa lo Stato Islamico si rafforza e diventa ricco e, dunque, capace di attirare nei suoiranghi nuovi combattenti, soprattutto africani. C'è da dire anche che i campi della "mezzaluna" di Sirte potrebbero essere sempre più esposti all'iniziativa di IS considerando che le Petroleoum Facilities Guards di Ibrahim Jadran, alleate del Governo di Tobruk, non è chiaro se e quanto riescano a controllarli. Nell'area di Sabratah, invece, IS ha impiantato negli ultimi mesi alcune basi logistiche e campi di addestramento per accogliere combattenti provenienti dalla vicina Tunisia, uno dei principali esportatori di jihadisti al mondo, e da altri Paesi africani (più che dall'ideologia attirati dai guadagni...), e miliziani di Boko Haram che da qualche mese hannoiniziato a raggiungere la Libia. Per quanto riguarda Derna, invece, lo Stato Islamico è stato costretto a lasciare la città questa estate dalla Shura dei Mujahedin, l'organizzazione ombrello che raggruppa Ansar Al Sharia, il braccio di Al Qaeda in Libia, e altre milizie islamiste, ed è stato costretto a ridispiegarsi nelle aree circostanti. Da quanto è possibile desumere dal materiale video disponibile, sembrerebbe che per ora l'armamento dei miliziani di IS si limiti a pickup armati di mitragliatrici, razzi RPG, mortai e lanciarazzi. Non molto. Armi più pesanti – carri armati, mezzi blindati ecc.. - al momento non sembrano rientrare nell'arsenale del gruppo. Lo Stato Islamico, del resto, deve fare i conti con la realtà delle milizie alcune delle quali, da quella di Misurata, a quella di Zintan, al Lybian Shield per finire all'Esercito di Haftar, sono dotate di arsenali di tutto rispetto accumulati dalla caduta del regime di Gheddafi – che aveva stoccato sul suolo libico nel corso degli anni enormi quantitativi di armi grazie ai Sovietici che consideravano la Libia la punta di lancia contro il fianco sud della NATO. IS sta cercando di recuperare questo “gap” con il contrabbando, ma lo squilibrio di potere militare rispetto ad alcune milizie resta al momento evidente.

 


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