Nello stabilimento di Cameri è in corso di svolgimento la cerimonia di accettazione del primo F-35 da parte dell'Aeronautica Militare. Si tratta del primo esemplare, AL-1, prodotto in Italia (da Alenia Aermacchi in cooperazione con Lockheed Martin) e del primo in assoluto realizzato fuori dagli Stati Uniti. Il velivolo a febbraio/marzo dovrebbe poi partire per la base dell'USAF di Luke, Arizona, dove viene condotto l'addestramento dei piloti italiani, già iniziato su F-35 di altri Paesi, compiendo la trasvolata atlantica e venendo rifornito in volo da un aerocisterna KC-767A della stessa Aeronautica. Ad oggi l'Italia ha contrattualizzato l'acquisto di 8 velivoli – 3 dei LRIP (Low Rate Initial Production) 6-7 e 2 del LRIP-8. A novembre Lockheed Martin ha firmato con il Pentagono il preliminare di contratto per i nuovi lotti di produzione a basso ritmo 9 e 10, LRIP 9 e LRIP 10, nel quale però non sono menzionati i velivoli italiani. La ragione è che ancora il Governo sta valutando se acquistare i 6 velivoli originariamente previsti, 3 F-35A e 3 F-35B, o se acquistarne di meno oppure se compiere un ribilanciamento tra le 2 varianti. In pratica la pianificazione andrà rivista alla luce delle decisioni che verranno prese come ci hanno confermato fonti della stessa Difesa. In entrambi i casi summenzionati si otterrebbero comunque dei risparmi, considerato per esempio che l'F-35B costa “a pezzo” una quindicina di milioni di euro in più rispetto alla variante convenzionale, ottemperando così a quelle risoluzioni parlamentari che da tempo chiedono una diminuzione della spesa del programma. Riduzione che, peraltro, c'è già stata con il rallentamento e la diluizione nel tempo degli ordinativi come stabilito nel Documento Programmatico Pluriennale 2015-2017 in cui è stato formalizzato l'impegno all'acquisizione di un numero massimo di 38 velivoli (contro i 101 originariamente previsti) entro il 2020.