A un mese dalla conclusione del X Simposio delle Marine del Mediterraneo e del Mar Nero, riaccendiamo i riflettori sulla Sala Squadratori, lo splendido luogo che dell’evento internazionale è stato magico scenario. La curiosità di tanti, di fronte all’incredibile opera di recupero architettonico, ha ispirato la redazione di questo testo, con l’intento di condensarvi gli sforzi e le emozioni, protagonisti di un’impresa che ha portato, nel giro di pochi mesi, a restituire alla città di Venezia un’opera unica. Un elemento simbolo di potere per la Venezia marinara che era stato, di necessità, lasciato al suo destino ma che la caparbietà della Marina Militare, con il supporto della Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio di Venezia e Laguna, ha saputo riportare agli antichi splendori.Un edificio assolutamente singolare, quello degli Squadratori, con una storia altrettanto singolare e ricca di fascino. Il sito, dove esso si erge, ospitava originariamente un primo edificio del ‘500, destinato al ricovero del legname scelto per la costruzione delle unità navali.In seguito fu costruito un lungo “tezon” (tettoia) in legno chiamato “gran fabbricato a le sieghe”, dove stavano ordinatamente accatastati per la loro altezza i tronchi messi a stagionare, assieme alle tavole già segate a misura e pronte per l'utilizzo. Ormai vetusto, il fabbricato fu completamente demolito e al suo posto (sulla base di un progetto preparato prima del 1738 dall’architetto Giuseppe Scalfarotto) iniziarono, nel 1750, i lavori per la realizzazione di un nuovo edificio in muratura, destinato allo stesso scopo, che fu detto “tezon dei squadradori”, completato nel 1778. Prima della parziale demolizione, il fabbricato degli squadratori costituiva la più imponente costruzione di tutto l'Arsenale: lungo 147m, largo 28, alto 16,80 alla gronda e 22 al colmo, esso consisteva in un unico, grandioso vano, limitato da tredici arcate, ritmate da finestre a occhio circolare. Al suo interno vi lavoravano gli squadratori, arsenalotti specializzati nello squadro delle tavole ottenute dai tronchi di rovere, acacia, abete, larice, faggio e noce, essenze arboree per la costruzione delle navi.
Dopo l’unione al Regno d’Italia nel 1866, l’Arsenale subì una profonda opera di riordino e potenziamento. Nel corso del 1880, l’edificio degli squadratori fu interessato da modifiche che ne alterarono profondamente l'aspetto e l'assetto originario: venne ridotta la lunghezza complessiva a 86,50 metri mediante l'abbattimento del fronte nord e di cinque arcate successive, modifiche sostanziali che, tuttavia, non ne diminuirono il fascino.Seguì una modifica dello spazio interno, grazie a un poderoso solaio formato da grandi tavole di larice e sostenuto all'interno da una doppia fila di pilastri cruciformi. Venne così ricavata, al primo piano, una grande sala da disegno di 85 per 26 metri con le finestre a lunetta a filo di pavimento.
Verso la fine del 2014, su espresso intento del Capo di Stato Maggiore della Marina volto a verificare quale fosse il luogo più idoneo all’interno dell’Arsenale a ospitare il X Simposio di Venezia, venne effettuato un attento sopralluogo dell’edificio, a cura della Soprintendenza e del Genio Marina.La sala si presentava in uno stato degradato, sia nella struttura che nell’estetica, uno stato che, nell’ottica dei pochi mesi a disposizione prima del Simposio dell’anno successivo, avrebbe scoraggiato i più. Invece il progetto è stato avviato con coraggio e determinazione.
Per garantire le condizioni di sicurezza è stato innanzitutto necessario realizzare una serie di lavori e servizi propedeutici alla funzionalizzazione vera e propria dell'ambiente, il tutto con la priorità di conservare e tutelare un bene architettonico dall’inestimabile valore storico-artistico.Per la copertura non sono stati necessari interventi, essendo già stata oggetto di restauro circa 13 anni prima. E’ stato effettuato invece un puntellamento del solaio e un suo consolidamento statico. Per motivi di sicurezza è stata aperta un nuova via, sul lato est, con una scalinata dedicata. Anche la scalinata principale (sul lato ovest) è stata rimpiazzata con una più solida, secondo il disegno originale. Sono state sostituite intere porzioni di tavolato di calpestio assolutamente non recuperabili e rimosse parti di legno degradato. Le travi principali di grandi dimensioni sono state oggetto di puntellamento e consolidamento con la tecnica del “legno lamellare in opera”, usando legno della medesima essenza. Il tutto nel pieno rispetto dei vincoli architettonici.Al termine di questi interventi, la sala è rinata dalle proprie ceneri, ripresentandosi agli occhi di Venezia come una splendida araba fenice: un risultato eccezionale, ottenuto nel breve arco di 9 mesi, comprese le fasi di progettazione e commissione dei lavori.
Sono attualmente allo studio gli eventi che potranno essere ospitati in futuro nella Sala Squadratori. Il potenziale è immenso, il fascino pure.