RIVISTA ITALIANA DIFESA
Ancora sull'abbattimento del Su-24 russo 25/11/2015 | Pietro Batacchi

Al di là delle ragioni, più o meno ufficiali e delle interpretazioni in chiave geopolitica che si possono dare all'abbattimento del Su-24 russo da parte della Turchia, dalle prime ricostruzioni emergono almeno 2 aspetti. Il primo è che la Russia ha quanto meno preso la situazione alla leggera. Non si può mandare un bombardiere tattico come il Su-24 a "rasentare" lo spazio aereo turco senza caccia di scorta. Si tratta di un eccesso di sicurezza, imperdonabile se si pensa che più volte i Turchi avevano avvertito i Russi che in altre occasioni avevano già violato lo spazio aereo di Ankara illuminando pure i caccia F-16 con i propri Su-30SM. In mancanza di un coordinamento c'era da aspettarsi una reazione di Ankara e probabilmente con i Su-30 in scorta gli F-16 turchi non avrebbero colpito il Su-24. In pratica Mosca ha sottovalutato l'avversario. Non è un caso che la Russia abbia annunciato il dispiegamento di batterie di missili terra-aria S-300 nella base di Jableh, Latakia, e che da ora in poi i propri bombardieri agiranno in Siria sempre con caccia di scorta. Il secondo aspetto riguarda, invece, la non proporzionalità della reazione turca. Secondo le prime ricostruzioni, infatti, il Su-24 sarebbe entrato nello spazio aereo turco per pochi secondi e sarebbe stato avvertito solo dalle stazioni radar a terra e non dagli stessi F-16. In casi come questi la prassi prevede l'accompagnamento al di fuori dello spazio aereo dell'intruso, l'acquisizione visuale dello stesso, per ottenerne i numeri di serie e denunciare eventualmente l'episodio in sede internazionale, o la sua illuminazione con il radar di controllo del tiro. Niente abbattimento, dunque, che del resto è previsto solo se l'intruso è un velivolo spia. Con i criteri Erdogan negli anni della Guerra Fredda avrebbero dovuto essere abbattuti decine di aerei, con decine di casus belli per lo scoppio della Terza Guerra Mondiale...


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