L'abbattimento del bombardiere tattico russo Su-24 da parte di caccia F-16 turchi, le cui dinamiche non sono ancora chiare, pone la grande questione del se e come la Russia reagirà. Per Mosca si tratta sicuramente di un brutto colpo, una "pugnalata alla schiena da parte dei compici dei terroristi" l'ha definita Putin, ma difficilmente una potenza come la Russia si lascerà andare a reazioni isteriche, dettate dall'emozione del momento. Di sicuro, la Russia non reagirà direttamente contro la Turchia, per evitare l'innesco del meccanismo di mutua difesa previsto dall'Art.5 del Patto Atlantico, ma ha a disposizione tutta una serie di strumenti indiretti che potrebbero risultare molto indigesti per la Turchia. Prima di tutto, la Russia potrà far leva sulle forniture di gas. Ankara importa il 57% del proprio gas dalla Russia che rappresenta così il primo fornitore della Turchia. Se Mosca dovesse chiudere il rubinetto, Ankara, soprattutto nel breve-medio periodo, avrebbe difficoltà a trovare delle alternative. Anche perchè il secondo fornitore, con un altro 20% è l'Iran, con il quale i rapporti sono sempre peggiori per via della questione Siria/Assad. Si potrebbe bussare alla parte dell'Algeria, che già oggi fornisce l'8% del gas turco, ma la socialista e nazionale Algeria non ama il fondamentalismo ispirato alla Fratellanza Musulmana di Erdogan. Allo stesso tempo, Putin potrebbe iniziare ad armare seriamente i Curdi siriani dell'YPG, che Ankara considera una minaccia nè più nè meno come il PKK, ma altrettanto potrebbe fare con lo stesso PKK nel nord dell'Iraq. Oppure, qualcuno, vedi Siria, potrebbe reagire per conto di Mosca. Del resto i Siriani nel 2012 già abbatterono un F-4 turco da ricognizione. Quel che è certo che questo episodio aggiunge ulteriore confusione al grande caos che regna in Siria, dove ormai ogni attore gioca una partita per proprio conto.