“Abbiamo prove sufficienti per concludere che questa capacità (l’MBT), nonostante il suo lungo e onorato servizio nelle passate guerre, sia ormai operativamente non idonea a supportare i nostri obiettivi prioritari nei possibili scenari futuri... la capacità corazzata pesante continuerà ad essere una prerogativa dell’US Army.”
Tale frase è una citazione, tradotta, tratta dal documento originale “Force Design 2030” (FD2030) dell’US Marine Corps, introdotta nel marzo 2020 dall’allora Comandante del Corpo, Generale David H. Berger. Trattata intensamente da RID negli ultimi anni (10/21, 4/22, 5/23, 6/24), tale importante e rivoluzionaria direttiva, ignorando la relativa pioggia di critiche interne ed esterne, ha implementato cambiamenti di rotta significativi negli investimenti del glorioso Corpo americano e, di conseguenza, portato alcuni tagli “dolorosi”. Come facilmente intuibile, tra questi ultimi spicca la dismissione di tutti i reparti dei Marines dotati di carri armati, lasciando di conseguenza al solo US Army l’onere di fornire mezzi corazzati pesanti in supporto all’USMC, qualora fosse assolutamente necessario.
Nonostante l’iniziale introduzione, questo articolo non mette assolutamente in dubbio la tesi secondo la quale l’MBT, in qualche forma, rimanga ancora uno strumento essenziale della guerra moderna e futura. Quello che invece viene analizzato, a supporto della decisione presa dall’USMC, è il suo ruolo nelle operazioni anfibie del futuro, in particolare nelle Early Entry Operations (EEO), quali fase iniziale di una Joint Forcible Entry Operation (JFEO) di una più ampia campagna multidominio.
La decisione dell’USMCIl Corpo dei Marines ha a lungo considerato il carro armato un’importante capacità a supporto dell’intero spettro delle sue operazioni. Dalle campagne nel Pacifico centrale durante la Seconda Guerra Mondiale, passando alle giungle del Vietnam, fino alle terre desolate del Golfo Persico e della Guerra Globale al Terrorismo (GWOT), l’MBT ha sempre confermato la sua innegabile utilità.
Nonostante tali conferme registrate su diversi e variegati campi di battaglia, con Force Design 2030 – rinominata semplicemente “Force Design” nell’ottobre 2023 – il Corpo dei Marines ha identificato il carro armato, nella forma attuale dell’M1A1 ABRAMS, come operativamente inadatto al suo potenziale principale teatro operativo, il Pacifico, contro le forze della Repubblica Popolare Cinese.
Basandosi su questa ipotesi, il Corpo ha completamente dismesso le sue 7 compagnie carri in servizio, cedendo i suoi 452 MBT e tutte le scorte preposizionate all’US Army. A sostegno di tale decisione, durante il Modern Day Marine Military Expo del 2020, il Generale Berger ha dichiarato che, qualora i Marines necessitassero di questo tipo di supporto, si sarebbero rivolti all’Esercito, sottolineando allo stesso tempo come il compito fondamentale dell’Esercito sia quello di essere una forza imponente, pesante e letale, mentre i Marines devono distinguersi per prontezza e capacità expeditionary.
Nel dettaglio, il Generale Berger puntualizzava, inoltre, come si debba aver “bisogno di un grande Esercito... loro vincono le nostre guerre... il Corpo dei Marines non vince le guerre... noi vinciamo le battaglie.”
Tale enfasi significativa sulla specializzazione del Corpo in un potenziale futuro conflitto nel Pacifico ha però provocato numerose critiche tra i Marines veterani e in altri circoli della Difesa americana. Questi ultimi tutt’ora ritengono che tale cambiamento sostanziale potrebbe ridurre la versatilità del Corpo, uno dei punti di forza storici dell’USMC.
Nonostante ciò, diverse simulazioni, wargame ed esperimenti condotti per più di un decennio hanno spinto la leadership di Quantico a rifocalizzare l’attenzione del Corpo sul suo originario ruolo di supporto all’US Navy in una campagna joint marittima. Tale visione ha, di conseguenza, portato a cambiamenti radicali nella struttura dei Marines, iniziati nel 2020 con la cessione dei carri armati, la riduzione dell’artiglieria campale a favore dei missili a lungo raggio, e una riorganizzazione “tripartitica” degli elementi di manovra.
L’articolo completo è pubblicato su RID 11/25, disponibile online e in edicola.
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