
Prima o poi doveva succedere. Ed eccoci al redde rationem tra il Premier tripolino Dbeibah e le forze a lui fedeli, da un lato, e i capi bastone delle milizie della capitale, dall’altro.
Il nodo del contendere è l’autonomia di queste ultime, i loro variegati interessi economico-mafiosi, e la necessità del Governo di Tripoli di rafforzare la sua autorità e la sua credibilità.
La scintilla è stata l’uccisione di Abdel Ghani al-Kikli, il “capo-mandamento” del quartiere di Abu Salim e leader della milizia Stability Support Apparatus (SSA). Uccisione avvenuta secondo i crismi di una vera e propria imboscata di mafia: l’uomo, assieme a 6 dei suoi, era stato convocato (“per risolvere le divergenze”) nella sede del Comando della Brigata 444, fedele a Dbeibah e guidata da Mahmoud Hamza. L’episodio ha innescato duri scontri che, secondo quanto dichiarato dalle autorità tripoline, sono culminati con la conquista da parte dei “governativi” di Abu Salim.
La partita non si è chiusa poiché, secondo notizie di stamani, le forze fedeli al Premier – a cominciare dalla milizia di Misurata; il Premier, ricordiamolo, è misuratino - hanno dato l’assalto anche alle roccaforti di un’altra milizia “autonoma”, la salafita RADA, che controlla l'aeroporto di Mittiga e che è guidata dal famigerato Abdul Rauf Kara. Alla, RADA, appartiene, ricordiamolo, anche Njeem Osama Elmasry, arrestato nei mesi scorsi a Torino - per via del mandato della CPI (Corte Penale Internazionale) per crimini di guerra e contro l’umanità pendente su di lui - ma poi rispedito in Libia per ragioni di sicurezza nazionale.
La situazione in questo momento è fluida. Dbeibah ci sta provando, forte dell’appoggio della Turchia, mentre al momento non è chiaro l'atteggiamento delle Brigate Rivoluzionarie di Tripoli e della milizia della potente città di Zawiya, circa 45 km a ovest di Tripoli (le cui forze sembrerebbero in movimento verso la capitale). Di certo, questa situazione non piace all’Italia, che, oltre a supportare Dbeibah, mantiene forti legami, grazie al tradizionale lavoro sul campo di ENI e AISE, con tutta una serie di attori locali (tripolini e non...). Roma deve, dunque, essere rapida se vuole mantenere una corretta balance con Ankara.
Intanto, arrivano voci di una mobilitazione delle forze del Generale Haftar in Cirenaica e a Sirte. Haftar, che ha partecipato alla parata del 9 maggio a Mosca e che è stato ricevuto con tutti gli onori da Putin, potrebbe essere tentato di approfittare del caos nella capitale per guadagnare terreno. Difficilmente, però, Ankara lo permetterebbe.
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