
I negoziati sull’Ucraina sono in pieno stallo. I margini sono strettissimi - beh, lo erano fin dall'inizio - e le posizioni troppo distanti. Mosca vuole tenersi i territori che si è presa al prezzo del sangue, l’agognato cuscinetto, e punta a mettersi d’accordo direttamente con Washington tagliando fuori Kiev e Bruxelles.
Zelensky, dal canto suo, non può presentarsi ai propri cittadini come il Presidente che, dopo l'eroica resistenza, ha ceduto pezzi importanti di Ucraina all’aggressore russo. Ne va evidentemente del suo futuro politico. Nel mezzo, Trump, il mediatore, il cui unico obbiettivo è far tacere le armi, a prescindere, senza preoccuparsi del “come” si potrebbe raggiungere questo obbiettivo e non dando segni di valutare appieno le conseguenze strategiche che, per esempio, un riconoscimento formale della Crimea come russa potrebbe avere in altri scacchieri... Poi l’Europa, per la quale un ridisegno con la forza dei confini ucraini sarebbe una iattura dando fiato per i prossimi anni alla minaccia multidimensionale russa.
Insomma, un vicolo cieco dal quale oggi sembra veramente difficile uscire se non al prezzo dell’esaurimento dei 2 contendenti, come accaduto in passato con la Guerra di Corea piuttosto che con quella Iran-Iraq. Gli avvenimenti di stanotte lo testimoniano (ricordando sinistramente la fase della cosiddetta guerra delle città, appunto, tra Iran e Iraq).
Nella notte i Russi hanno lanciato uno dei più massicci attacchi combinati degli ultimi mesi contro obbiettivi in tutta l’Ucraina, che si è protratto fino alle prime ore di questa mattina. Mixando un po' le fonti, le forze di Mosca avrebbero impiegato diversi droni suicidi GERAN 2 (circa 150), accompagnati dal droni esca GERBERA, missili ISKANDER - nelle 2 versioni: balistica (ISKANDER-M) e da crociera (ISKANDER-K) - lanciando dagli Oblast russi di Kursk, Bryansk e Voronezh, missili da crociera KALIBR, lanciati dalle unità della Flotta del Mar Nero, e Kh-101, lanciati dai bombardieri strategici Tu-95. Colpiti i quartieri occidentali di Kiev (distretti di Holosiivskyi, Solomianskyi, Sviatoshynskyi e Shevchenkivskyi), dove si sono registrati almeno 2 strike e 10 morti, Kharkiv (diversi strike, con 7 missili, tra cui KALIBR, e 12 GERAN 2 andati a bersaglio), Pavlograd, e gli Oblast di Khmelnytskyi, Zhytomyr, Dnipro, Kirovohrad (Kropyvnyckyj), Pavlograd e Zaporizhzhia. Tra gli obbiettivi: aeroporti (a Kharkiv), complessi industriali (a Kahrkiv), infrastruttura ferroviaria (a Kiev, Kharkiv e Zhytomyr) e siti della difesa contraerei. Stamattina, l’Aeronautica Ucraina ha comunicato di aver intercettato 7 su 11 ISKANDER-M (o i contraltari nordcoreani KN-23), 31 su 37 Kh-101, nessun ISKANDER-K (su 6 lanciati), 6 su 12 KALIBR, e circa 125 UAV su 150.
Contestualmente, o quasi, ondate di droni suicidi ucraini (un ottantina di UAV secondo fonti di Mosca) hanno attaccato il territorio russo (diversi droni abbattuti nell’Oblast di Voronezh) e la Crimea. In quest’ultima, potrebbe essere stato colpito un sito radar a Shelkovychnoye, nel distretto di Saky, e la base aerea di Kirovskoye, ma esplosioni sono state segnalate nei distretti di Dzhankoy (base aerea di Belbek), Krasnoperekopsk, Simferopoli e Stary Krym.
Sul terreno, invece, non si registrano eventi significativi. Continua il “tira e molla” nel Donbas e a Kupyansk, con azioni e progressi lentissimi, e un campo di battaglia “preda” dei droni: che rilevano movimenti e attaccano obbiettivi in un ciclo continuo e senza soste. La tradizionale manovra meccanizzata non esiste più. Chi avrà più sangue ed energia, forse, vincerà.
(In foto: uno dei missili che hanno colpito la capitale)
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