RIVISTA ITALIANA DIFESA
Cina e USA: inizia la guerra (per ora fredda) 15/04/2025 | Pietro Batacchi

La competizione sistemica tra Cina e Stati Uniti è entrata in una fase nuova, quella della guerra non guerra, o della guerra fredda se si preferisce. Era nelle cose, e le scelte di Trump in materia di dazi e commercio internazionale hanno semplicemente accelerato un processo in atto da tempo. Le 2 superpotenze sono destinate a collidere – per dimensioni, interessi, ambizioni, proiezione – e ciò a dispetto della profonda interdipendenza che continua a legare le loro economie.

La decisione dell’Amministrazione Trump di elevare i dazi sulle merci cinesi fino al 145% ha portato alla dura reazione di Pechino, che ha risposto elevando a propria volta le barriere fino al 125%, e innescato una vera e propria guerra commerciale, i cui esiti sono oggi imprevedibili. In pratica, il disaccoppiamento tra le 2 economie è in pieno corso, ma era già stato anticipato dalla progressiva riduzione delle quote di debito pubblico americano in mano cinesi: dai circa 1.200 miliardi di dollari del 2016 ai 760 miliardi del 2024. Una riduzione molto significativa, andata di pari passo con il crescere delle tensioni geopolitiche tra i 2 Paesi.

Non solo, e qui torniamo all’oggi, la risposta più dura da parte di Pechino a Washington, dal sapore puramente politico-strategico, è stata la decisione, già entrata in vigore, di introdurre delle restrizioni all’esportazione di terre rare, e relativi elementi (a cominciare dai magneti), mediante la richiesta di adozione di licenze speciali per le aziende. Nel mirino, 7 terre rare cosiddette medio-pesanti (su 17 metalli/materiali appartenenti alla categoria delle terre rare): samario, gadolinio, terbio, disprosio, lutezio, scandio e ittrio. In pratica, nei porti cinesi sono stati bloccati i carichi diretti ai mercati internazionali, in attesa che il Governo cinese emani una nuova regolamentazione sull'export di terre rare. Un segnale molto chiaro, tanto verso gli USA, rispetto ad una carta che Pechino ha deciso di usare nei negoziati in corso, quanto verso altri Paesi occidentali, che potrebbero essere esentati ad un certo punto da queste limitazioni e abbindolati dalla prospettiva di accordi con Pechino.

Ricordiamolo, ad oggi la Cina controlla direttamente oltre il 70% della produzione di terre rare e, soprattutto, ha in mano oltre il 90% delle capacità di lavorazione e raffinazione globali. Insomma, Pechino ha la materia prima e il processo industriale, di cui è sostanzialmente monopolista. Questo significa che in molti casi anche altri Paesi che estraggono dal loro sottosuolo terre rare, come l’Australia per esempio, le mandano poi in Cina per la lavorazione e raffinazione; un processo molto complesso e ad alto impatto ambientale. Tradotto in termini politico-strategici: Pechino oggi è in grado di manipolare a proprio vantaggio la catena globale del valore di questa tipologia di materiali. Le terre rare – che, a dispetto del nome, sono abbastanza diffuse – hanno proprietà magnetiche, vantano resistenza alle alte temperature, migliorano la resistenza e le proprietà meccaniche delle leghe, ecc. e sono ampiamente utilizzate per la produzione di componenti per telefoni cellulari, tablet e laptop (schermi, batterie, ecc.), auto (batterie, catalizzatori, ecc.), turbine eoliche, ecc. Le terre rare sono fondamentali anche per le produzioni militari. Uno studio del Congressional Research Service (CRS) americano ha quantificato in circa 400 kg gli elementi a base terre rare (a cominciare dai magneti per il motore F-135), presenti in un F-35, così come in 4 t gli analoghi elementi a bordo di un sottomarino d’attacco a propulsione nucleare VIRGINIA.

Per emanciparsi dalla dipendenza cinese, dal 2020 il Pentagono ha iniziato ad investire per ri/creare un’industria dedicata all’estrazione e alla lavorazione/raffinazione di terre rare sul territorio nazionale (di questo parleremo in un prossimo approfondimento), ma prima di un decennio, forse anche più, non si vedranno risultati realmente significativi. Una “finestra” che i Cinesi non mancheranno di sfruttare...

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