RIVISTA ITALIANA DIFESA
SHADE MED 2024 10/12/2024 | Andrea Mottola

Lo scorso 5 dicembre, presso l’edificio “Guidoni” situato all’interno dell’Aeroporto di Centocelle a Roma, si è svolto il convegno SHADE MED (Shared Awareness and De- confliction in the Mediterranean) 2024, incentrato sulle future sfide del Mediterraneo.

Giunto alla 13ª edizione l’evento, che funge da piattaforma per la promozione della collaborazione tra gli attori internazionali interessati alla sicurezza marittima nel Mediterraneo, è stato organizzato congiuntamente, come l’edizione precedente, dal Comando Marittimo NATO (MARCOM) e da quello dell’Operazione EUNAVFOR MED IRINI, guidata dallo scorso luglio dal Contrammiraglio Valentino Rinaldi della Marina Militare.

Il convegno era strutturato su 3 diversi panel a cui hanno partecipato alti ufficiali delle Marine alleate, nonché rappresentanti di istituzioni internazionali di ricerca e accademiche.

I lavori sono stati aperti dall’intervento di saluto da parte dell’Contrammiraglio Rinaldi, che ha sottolineato l’importanza delle “opportunità di dialogo, condivisione e coordinamento fornite dagli eventi SHADE, in particolare nella condivisione di informazioni ed esperienze nella strategia di sicurezza marittima e di ingaggio multilaterale per garantire un Mediterraneo sicuro”, considerando il suo ruolo di crocevia strategico - in termini economici, energetici, di comunicazione - tra continenti che affrontano molteplici sfide comuni, in particolare traffici illeciti di armi, petrolio, droga e di esseri umani. In un “contesto di sicurezza così complesso, è fondamentale promuovere la partnership. Infatti, una strategia condivisa, nell'affrontare obiettivi comuni, garantisce un'efficace realizzazione di pace, sicurezza e difesa”. Il Comandante di IRINI, esempio tangibile del valore strategico della collaborazione tra UE e NATO, ha posto l’accento anche sulla sicurezza digitale, ricordando come “i cavi sottomarini che attraversano il Mediterraneo costituiscono il 16% del traffico internet globale, dato che conferma la centralità dell’area anche nel dominio digitale”.

Successivamente, il Vice Comandante MARCOM, Vice Ammiraglio Didier Maleterre della Marine Nationale, ha voluto rimarcare l’importanza della cooperazione tra NATO e UE, quest’ultima ritenuta “partner fondamentale” dell’Alleanza, come dimostrato dalla recente creazione della task force congiunta istituita proprio per rafforzare la cooperazione (unita alla creazione di un’apposita Commissione UE per il Mediterraneo), resa ancor più necessaria dall’allargamento delle “minacce emergenti” sia in termini operativi che geografici, come testimoniato dall’espansione delle attività di cooperazione strategica di Cina e Russia in Nord Africa”, o dalle attività di interdizione navale degli Houthi nel Mar Rosso, elementi che dovrebbero indurre a NATO e UE ad un ripensamento delle loro strategie di sicurezza. L’Amm. francese ha, inoltre, evidenziato come, negli ultimi 30 mesi, la NATO abbia ripreso il proprio ruolo principale di difesa collettiva (secondo il concetto DDA – Deterrence and Defence of the Euro-Atlantic Area), allargando l’area operativa all’Indopacifico, considerata “la continuità” tra le 2 zone marittime, nonché nel Mar Rosso/Arabico, nel Mar Nero, nel Baltico e nella zona Artica. Tutte aree “profondamente operative negli ultimi 2 anni” e che hanno implicato una presenza complessiva giornaliera di circa 100 unità navali appartenenti all’Alleanza.

I numeri ufficiali relativi al 2023 parlano di 4 Standing Martime Groups, 92 unità navali, 29 esercitazioni, 121 porti visitati i 26 nazioni alleate o partner, 12.707 ore di pattugliamento solo nel Mar Egeo con 26 navi, 23 ordigni disinnescati (18 mine e 5 ordigni d’altro genere).

Durante la prima sessione del convegno si è discusso dell'instabilità del fianco sud di UE e NATO, radicata in problemi politici, di sicurezza, economici e demografici, esacerbati dal cambiamento climatico. L'instabilità su tale fianco ha in primis conseguenze economiche. Dall'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte della Russia nel 2022, l'Europa ha ridotto le importazioni di petrolio e gas dalla Russia e aumentato le importazioni dalla regione MENA. Il comportamento della Russia in tale regione - in particolare in Libia, dove anche in virtù dell’incertezza che aleggia sul mantenimento delle proprie basi siriane dopo il rovesciamento di Assad, la sua impronta andrà a consolidarsi sulle 4 basi attualmente utilizzate in Cirenaica e, forse, ad allargarsi - e nel Sahel rappresenta un altro motivo per cui UE e NATO devono affrontare sfide comuni sul fianco meridionale. Inoltre, la guerra tra Hamas/Hezbollah/Iran e Israele avrà implicazioni politiche e di sicurezza in tutta la regione del Medioriente e del Nord Africa, così come, probabilmente, la situazione incerta in Siria. In tale delicato quadrante NATO e l'UE devono continuare a svolgere ruoli complementari, coerenti e miranti al reciproco rafforzamento.

Riguardo alle modalità di miglioramento nell’approccio internazionale alla gestione delle crisi e alle operazioni sul fianco sud, e sulle priorità per la NATO in tale quadrante, il Dr. Alessandro Politi, Direttore del NATO Defence College, ha evidenziato che “Mediterraneo e Sahara rappresentano 2 “mari” profondamente interconnessi tra loro ed entrambi luogo di passaggio di traffici illegali. Ciò vuol dire che il Sahara e “l’area del deep Maghreb/Sahel” deve cominciare ad essere considerata da UE e NATO in continuità col Mediterraneo. Le crescenti minacce marittime, infatti, derivano dai movimenti sahariani e così come nel Mediterraneo operazioni collaborative come IRINI svolgono un ruolo fondamentale nell'affrontarle, lo stesso dovrebbe avvenire in tale quadrante “terrestre”, anche per contrastare la crescente presenza diplomatica, economica e militare sino russa. Del resto, oltre ad IRINI, “NATO e UE possono contare su un ottimo esempio di collaborazione come quello del Kosovo”, ha ricordato Politi.

Dal 2014, a partire dalla crisi siriana, la presenza delle Forze Navali Russe è stata costante nel Mediterraneo, e la guerra in Ucraina ha chiaramente evidenziato la necessità di rafforzare la posizione di deterrenza degli Alleati, innescando sia nel 2022 che nel 2024 lo spiegamento congiunto di Carrier Strike Groups sotto il comando operativo della NATO. Oltre alla minaccia russa, le crescenti tensioni in Medioriente e Nord Africa, i colpi di stato nel Sahel che hanno consentito l'espansione della Wagner, la diplomazia navale spinta sino-russa e i gruppi terroristici in ripresa dal Libano alla Libia, hanno nuovamente puntato i riflettori sull’area mediterranea con crescenti sfide multi-dominio.

Di ciò si è discusso nella seconda sessione del convegno e, in particolare della necessità che NATO e UE diano priorità e coordinino gli sforzi per riaffermare la loro presenza nella regione, anche puntando a collaborazioni con Paesi partner e organizzazioni locali sebbene, nel caso africano, ciò risulti ancora alquanto complesso, tenuto conto che, ogni volta che istituzioni politiche occidentali – quindi, più UE che NATO, considerando la natura più marcatamente militare di quest’ultima – cercano di muoversi proattivamente in tale quadrante, arriva puntuale la polemica sul “neo colonialismo”, spesso alimentata da certa stampa africana ed europea, che, al contrario, resta in silenzio quando di mezzo ci sono Cina e Russia…

Estremamente interessante il panel finale, durante il quale si è discusso dell’UE come “fornitore globale di sicurezza marittima” e del futuro delle operazioni navali europee, alla luce della crescente “domanda” globale di presenza navale dell'UE che implica che le aree di operazioni esistenti nel Mediterraneo - al fine di renderlo sicuro e stabile per le generazioni future - debbano essere integrate da nuove attività in teatri diversi. Il primo obiettivo resta quello di migliorare la sicurezza marittima dell'Unione e dei suoi Stati membri, anche tramite esercitazioni con partner e visite navali. Ciò significa: contrasto al traffico illecito e missioni di addestramento congiunto, ma anche operazioni navali a protezione delle rotte commerciali globali e delle infrastrutture sottomarine su cui fanno affidamento l'economia europea e mondiale. In tal modo l’Europa può rafforzare la sua posizione di leader nell’ambito della sicurezza marittima, anche in aree di interesse strategiche in cui la concorrenza e i rischi di confronto stanno crescendo, vedi Mar Rosso e Indo-Pacifico.

I numeri di IRINI

Qualche dato aggiornato al 1° dicembre 2024 che certifica il successo dell'operazione aeronavale IRINI, che ha l’obiettivo di implementare l’embargo sulle armi e il divieto di contrabbando di petrolio libico, ma anche quello di formare e addestrare la Marina e la Guardia Costiera libica, in base a quanto stabilito dalle 5 risoluzioni che l’ONU ha approvato tra 2016 e 2024. Le unità aeronavali appartenenti ai 23 stati partecipanti hanno effettuato: 688 approcci amichevoli, con 30 ispezioni e 3 sequestri di carichi illegali; il monitoraggio di 16.760 navi mercantili e di 1.654 voli; inviato 65 relazioni speciali inviate all’Onu ed emesso 91 raccomandazioni per controlli nei porti UE (72 delle quali eseguite); utilizzato 16 porti e 25 aeroporti; acquisito ed analizzato 3.590 immagini satellitari.

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