Ce la farà anche questa volta il volpino di Damasco? Chissà, certo è che l'offensiva ribelle in Siria – guidata dai qaedisti/salafiti “moderati” di HTS e dai Fratelli Musulmani del Syrian National Army, e supportata dalla Turchia – ha messo a nudo tutte le debolezze del regime di Assad e dell’Esercito Siriano.
Delle conseguenze che la Guerra in Ucraina e la guerra di attrito israeliana contro l’Iran hanno avuto sulla tenuta di Assad, e della sua settaria élite di potere, abbiamo già discusso.
Oggi, cerchiamo invece di analizzare più nel dettaglio le ragioni della cattiva performance dell’Esercito Siriano che, sul fronte di Aleppo, si è letteralmente liquefatto.
I problemi di fondo, diciamo, sono sempre i soliti: nepotismo/corruzione e ridotto bacino di reclutamento. Il primo provoca sclerotismo burocratico, inefficienza, e mancanza di innovazione. Lo stiamo vedendo in questi giorni dall’inadeguatezza, se non dalla vera e propria assenza, dei sistemi per contrastare il largo impiego che i ribelli fanno dei droni. L’Esercito Siriano è costantemente esposto a questa minaccia, che ne sta di fatto mettendo in crisi la tradizionale dottrina di contro-insorgenza: ritiro su posizioni di seconda linea e fuoco costante di artiglieria sulla prima linea frattanto occupata dai ribelli. In pratica, il ritiro viene continuamente “molestato” dagli attacchi dei droni suicidi, e questo nei fatti scompagina i ranghi in assenza di difese adeguate.
Il secondo problema rimanda, invece, ad un bacino di reclutamento limitato alle minoranze - a cominciare da quella di “governo”, la minoranza alawita, circa il 12% della popolazione - poiché la maggioranza, quella sunnita (circa il 70% della popolazione) non è ritenuta (a ragione) fedele/affidabile. Il risultato è un Esercito strutturalmente piccolo e sgangherato in cui persino le 3 “pedine” di eccellenza non sono certo il massimo, soprattutto se paragonate a gruppi come HTS e SNA che negli ultimi anni hanno fatto un salto notevole in termini di capacità e inquadramento. La 25ª Divisione Forze Speciali, ovvero le famose “Tigri”, in realtà di speciale ha ben poco: è una semplice unità di fanteria meccanizzata/motorizzata, un po' meno “ciabattona” degli altri reparti dell’Esercito Siriano. La 4ª Divisione Corazzata, comandata da Maher Assad, Fratello del Presidente, è il cane da guardia di Damasco e più che un reparto militare è una gang. Infine, la Guardia Repubblicana, in perenne contrasto con la 4ª Divisione, vede sistematicamente i suoi reparti essere smembrati, riorganizzati e ricostituiti.
In sostanza, siamo di fronte ad una situazione che obbliga a fare affidamento su milizie e gruppi locali, come esattamente avvenuto fin dall'inizio della guerra civile. In pratica, in questi 4 anni di “stasi” non è stato fatto nulla per correggere questi difetti, semplicemente perché strutturalmente incorreggibili.
Eccoci poi a quello che è successo a livello regionale e globale. I Russi, impegnati in Ucraina, hanno ridotto il loro supporto alla Siria. La Wagner è stata richiamata, la presenza di forze speciali e e consiglieri è stata drasticamente ridimensionata, gli aiuti sono diminuiti. La cassa piange, insomma. Grazie al supporto russo era stato rimesso in piedi l’enorme parco mezzi dell'Esercito Siriano: oggi, però, questi mezzi non hanno benzina. La gran parte della produzione petrolifera interna è sotto controllo curdo/americano, quel poco che si produce nelle aree sotto il controllo governativo prende la strada del contrabbando o finisce in Russia. Senza dimenticare le sanzioni. Risultato: il prezzo della benzina è alle stelle e i mezzi restano a secco per le strade andando a finire in mano ai ribelli (come il T-90 in foto). Un altro caso di scuola: il famoso 5° Corpo d’Assalto formato dai Russi ha subito nell’ultimo biennio una riduzione di fondi e di organici. Inoltre, una parte dei ranghi è composta da sunniti “riconciliati” che, con l'offensiva ribelle, si sono “dati” alla macchia o hanno ri/cambiato campo.
Infine, Israele. La guerra di attrito lanciata negli ultimi anni dallo Stato Ebraico contro l'infrastruttura militare e logistica iraniana in Siria (vedi RID 05/19) ha avuto un impatto - consiglieri e facilitatori uccisi, depositi distrutti, ecc. - e costretto Teheran a consumare risorse. Poi la Guerra in Libano, con Hezbollah che ha dovuto giocoforza ridurre la sua attività in Siria. Proprio Hezbollah che è stato decisivo nell’inquadrare e nel “mentorizzare” le milizie che, lasciate a sé stesse, in più occasioni hanno sbandato.
+++ UPDATE +++
Nel pomeriggio di oggi i ribelli di HTS, dopo essere avanzati lungo i fianchi, sono entrati nella città di Hama (4a città del Paese), con l'Esercito Siriano che, dopo aver tentato invano di respingere l'avanzata, ha ripiegato a sud della città. La situazione si fa sempre più critica per il regime di Assad: con la caduta di Hama, infatti, i ribelli minacciano ora la strategica città di Homs (45 km più a sud), importante crocevia di collegamento tra nord e sud e est e ovest della Siria. La caduta di Homs andrebbe sostanzialmente a sigillare l'area di Tartus/Latakia dove sono schierate le forze russe (nonché area a maggioranza alawita vicina al regime) che si troverebbero così tagliate fuori. In ultima analisi, la caduta di Homs costringerebbe i Russi ad abbandonare il Paese. Tutto questo, ovviamente, crea pesanti interrogativi per i Russi e gli Iraniani su come agire, e il tempo stringe.
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