La tanto attesa rappresaglia israeliana all’attacco iraniano dello scorso 1° ottobre è arrivata. A distanza di ormai diverse ore, è possibile fornire una prima analisi e valutazione di ciò che è avvenuto nei cieli della Repubblica Islamica la scorsa notte, nel corso di quella che è stata battezzata dalle forze israeliane come Operazione DAYS OF REPENTANCE (giorni di pentimento).
Intorno all’1:30 del mattino, ora locale italiana, le IDF hanno dichiarato che l’Aeronautica Israeliana stava conducendo, in risposta ai “continui attacchi da parte del Regime iraniano contro lo Stato d’Israele” una serie di attacchi “precisi e mirati contro l’Iran”. Un dato interessante, che poteva far presagire una risposta molto diversa da quella messa in atto con la “contro-rappresaglia” israeliana dello scorso 19 aprile, mai in realtà rivendicata da Tel Aviv. In realtà, stando alle prime informazioni, sembrerebbe che l’attacco di stanotte sia stato, in termini di portata e di estensione, proporzionato; tuttavia, almeno fino al rilascio delle prime immagini satellitari (nella giornata di domani o di lunedì) non sarà possibile confermare con certezza l’entità precisa dei danni.
Al momento, possiamo affermare che l’attacco israeliano sia stato condotto in 2 ondate. La prima, iniziata, come detto, intorno all’1:30 del mattino, si è focalizzata su diverse basi dell’IRGC e dell’Artesh (le FA regolari iraniane), principalmente siti di difesa contraerei e antimissili, localizzati nelle province di Teheran, Alborz, Khuzestan e Ilam. A Teheran sarebbero state colpite diverse basi militari a ovest e sud-ovest della capitale: report iniziali parlavano di un quartier generale IRGC e una caserma. Alcuni media anti-Regime hanno inoltre affermato che una batteria di missili sup-aria situata nei pressi all’aeroporto internazionale di Mehrabad, a Teheran, sarebbe rimasta distrutta dagli attacchi: si tratterebbe di un S-3000PMU-2. Tuttavia, sia la natura della fonte, che la mancanza di veri e propri riscontri in tal senso, non ci permettono ancora di confermare questa informazione. Da alcuni dati rilasciati dal FIRMS della NASA, invece, dovrebbe essere stata attaccata e colpita una base contraerea a sud-ovest di Teheran: in particolare, sarebbe stata distrutta una batteria antiaerea a medio raggio MIM-23 HAWK.
Per ciò che concerne la Provincia di Khuzestan, invece, è stata colpita una base di difesa aerea dell’Artesh nei pressi della città di Ahvaz, nell’Iran sud-occidentale, attacco confermato dalla notizia della morte di 2 soldati delle forze regolari iraniane, di stanza nella base. Infine, sono stati colpiti alcuni siti di difesa contraerei in Siria, in particolare nel sudovest e nel centro del Paese, nei Governatorati di Damasco e di Homs.
La seconda ondata di attacchi è iniziata intorno alle ore 2:30 italiane, con alcune esplosioni registratesi nei pressi della città di Shiraz, nell’Iran centro-meridionale, e si è concentrata invece su centri di produzione di missili e di droni: da alcuni video rilasciati su diversi canali X e Telegram, intorno alle 4:00, l’IAF avrebbe colpito un sito di produzione di missili a Khojr, a est di Teheran, mentre è confermato l’attacco al sito della compagnia Taksaz Industrial Innovators, localizzata nel complesso industriale della città di Shamsabad, nella provincia di Teheran (sud), coinvolta nella produzione di UAV: al momento, è stata confermata la morte di 3 operai.
In totale, i siti colpiti sarebbero una ventina. Il Pentagono ha dichiarato di non aver partecipato agli attacchi: al momento, incrociando diversi dati, avrebbero preso parte alle operazioni decine di velivoli dell’Aeronautica Israeliana (il Jerusalem Post parla addirittura di un centinaio, il che renderebbe questo attacco il più massiccio mai effettuato da Israele sul territorio iraniano negli ultimi 40 anni), tra cui F-35I ADIR e, presumibilmente, F-15D e/o F-16I, UAV (probabilmente utilizzati come esche per mappare e localizzare i siti di difesa antiaerea) e aerocisterne.
In generale, comunque, la risposta israeliana – come anticipavamo – sembra essere stata tutto sommato proporzionata: Israele ha attaccato siti militari e ha evitato quelli di oil&gas e quelli del programma nucleare di Teheran. L’intento, quindi, potrebbe essere quello di chiuderla qui. Allo stesso tempo, però, colpendo direttamente i siti di difesa contraerea e missilistica, Tel Aviv si è chiaramente aperto la porta per eventuali attacchi futuri, anche più consistenti.
Ulteriori dettagli nelle prossime ore.
Seguiteci anche sul nostro canale Telegram.