La diatriba nella scelta fra la ruota e il cingolo è probabilmente quella che si trascina da più tempo nel campo della scelta dei veicoli militari, e torna periodicamente a riproporsi, in special modo in Occidente, ad ogni cambio generazionale dei veicoli in dotazione, oltre ad affacciarsi ad intervalli regolari nel dibattito fra gli “addetti ai lavori” e i semplici appassionati.
D’altronde, le realizzazioni in materia sono talmente varie e multiformi da rendere complessa una comparazione sistematica: se infatti l’idea stessa di mezzo cingolato è legata alla possanza degli MBT, dei semoventi o degli IFV più moderni, la realtà ci ha consegnato una varietà enormemente più ampia di realizzazioni, che spaziano dai minuscoli WIESEL tedeschi (che non sono né più grandi né più pesanti dei leggerissimi Infantry Squad Vehicle ruotati che stanno entrando in servizio con la fanteria leggera statunitense) e dagli ancora più piccoli UGV in fase di progetto o realizzazione, ai citati MBT; lo stesso è successo nel campo opposto, dove all’idea tradizionale di mezzi ruotati votati primariamente al trasporto e alla velocità e molto poco al combattimento, la realtà ha affiancato realizzazioni (in particolare 8x8) che hanno enormemente ridotto le storiche differenze dalle relative controparti cingolate per potenza di fuoco (si pensi alla blindo CENTAURO 1 e 2), per peso e protezione (si pensi al BOXER in relazione ad un LEOPARD 1), o per mobilità (si pensi, come vedremo meglio più avanti, al VBL della ex Panhard, oggi Arquus), per non parlare delle dimensioni (sono infatti sempre di più gli 8x8 che superano abbondantemente la sagoma dei più grandi MBT).
In generale, comunque, la prima cosa da rilevare in materia è che questo dubbio fra ruota e cingolo, apparentemente universale, è in realtà prettamente occidentale: come vedremo più avanti, nell’Esercito Russo, infatti, la differenziazione fra forze pesanti e medie è da sempre pressoché inesistente e l’Esercito utilizza in ruoli sostanzialmente analoghi mezzi di entrambe le tipologie.
In Occidente, invece, benché storicamente i veicoli ruotati abbiano coperto fin dalla Seconda Guerra Mondiale alcune importanti nicchie operative (con particolare riferimento ai ruoli esploranti, alla conduzione di raid nel deserto e/o alla difesa delle retrovie, ruoli in cui si distinsero, alternativamente, le eccellenti autoblindo tedesche e italiane e i veicoli inglesi in Egitto), rimane forte in alcuni ambienti la convinzione che la spina dorsale dei reparti da combattimento non possa che essere cingolata (anche perché ciò è sicuramente vero per gli MBT, che ancora costituiscono il mezzo per eccellenza nelle operazioni combat) e che i mezzi ruotati, per quanto moderni ed avanzati possano essere, debbano essere relegati a ruoli di supporto. Questa convinzione non è però universale e taluni importanti eserciti europei, come vedremo nel prosieguo, sono o sembrano orientati ad un approccio totalmente diverso (Francia e UK in primis, e, per certi versi, anche la Polonia), nella convinzione che la ruota possa andare ad assumere un ruolo primario (paritetico al cingolo o addirittura esclusivo) nel riequipaggiamento dei reparti di fanteria.
Ogni “fazione” può portare, a sostegno dell’una o dell’altra scelta, un gran numero di caratteristiche in cui il cingolo prevale sulla ruota o la ruota sul cingolo, una grande variabilità di fattori e una serie estremamente variegata di ipotesi di impiego: certamente un gran numero di queste sono già state passate automaticamente in rassegna, quasi senza bisogno di pensarci, da chi sta leggendo queste prime righe. Nella realtà, però, tutte queste differenze possono essere riassunte e racchiuse nella valutazione di un numero molto ristretto di fattori primari, cui tutti gli altri possono essere direttamente o indirettamente ricondotti, e relativi a 2 sole famiglie: la tecnica (ovvero la capacità, sulla base delle conoscenze scientifiche, di progettare strumenti, apparecchi, macchine, motori, utensili che rispondano al meglio ai requisiti considerati necessari al soddisfacimento delle esigenze) e la dottrina (ovvero come si prevede di dover/poter utilizzare i prodotti che la tecnica ha messo a disposizione). Se la dottrina, di per sé, non può essere definita a priori in maniera universale, in quanto specifica di ogni singolo contesto e, pertanto, molto variabile, la tecnica si basa invece su parametri se non oggettivi (per la limitatezza delle nostre conoscenze e del modo in cui tali parametri di riferimento vengono costruiti, come vedremo) quantomeno “oggettivizzabili”, ovvero analizzabili con approccio scientifico una volta che ne siano stati definiti i criteri di valutazione. Proprio dalle valutazioni di ordine tecnico cominceremo quindi la nostra analisi, premettendo che tutte le peculiarità che permettono ad una soluzione di prevalere sull’altra sono fondamentalmente riconducibili a 3 parametri primari, da cui discendono tutte le caratteristiche specifiche derivate su cui, invece, solitamente, ci si sofferma nelle valutazioni di dettaglio: questi parametri, che vedremo singolarmente, sono l’MMP (Mean Maximum Pressure), l’MRR (Medium Rolling Resistance) e la meccanica (con ciò intendendo le tipicità meccaniche che ciascuna soluzione porta costruttivamente con sé). Passeremo poi a fare una serie di considerazioni dottrinarie, facendo riferimento all’una o all’altra delle soluzioni scelte da alcuni dei principali eserciti occidentali per cercare di collocarle nel quadro descritto.
L’articolo completo è pubblicato su RID 11/24, disponibile online e in edicola.
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