Stamattina si è registrata in Libano l’ondata di attacchi aerei israeliani più massiccia dalla Guerra del 2006. Fonti delle IDF hanno parlato di 150 strike contro obbiettivi di Hezbollah nel sud del Paese (principalmente nei Distretti di Tiro, Nabatieh, e Marjaayoun) ma anche nella Valle della Bekaa. Al momento in cui scriviamo, è in corso un'altra ondata di attacchi, con il numero di obiettivi colpiti che è salito a più di 300.
Tra gli obbiettivi, lanciatori e postazioni per razzi e droni, magazzini, depositi di munizioni, ecc. In alcuni video usciti sui social network si vedono chiaramente esplosioni con detonazioni secondarie. Dall’attacco con i cercapersone, ormai, le IDF e Hezbollah hanno esteso il range e l’intensità delle proprie operazioni.
Il Partito di Dio non ha colpito solo gli insediamenti e le strutture militari nel nord di Israele, ma è arrivato a lanciare droni e razzi fino ad Haifa e nella fascia centrale del Paese. Al momento, però, i danni sono relativamente modesti: uno strike contro la base aerea di Ramat David sembra confermato da immagini satellitari, ma i danni paiono, appunto, di limitata entità; un altro strike contro un sito della Rafael, sempre rivendicato da Hezbollah, non ha invece trovato conferma.
Le IDF, al contrario, colpiscono con durezza e continuano a porre un rilevante attrito contro la struttura militare del Partito di Dio, riuscendo in diversi casi a prevenire il lancio di razzi e/o missili. E ciò grazie ad una kill chain che si sta dimostrando un vero e proprio rullo compressore con tempi di reazione straordinariamente compressi. La ricognizione persistente e sistematica dei droni, combinata con il lavoro dei satelliti e dell’eccellente HUMINT sul terreno, garantisce un flusso ininterrotto di informazioni in real time a favore degli “shooter”: coppie di caccia sempre in volo pronte ad intervenire sui target e sulle minacce prima che queste si materializzino.
Si usano indistintamente F-16 (in foto), F-15 e F-35I. Questi ultimi ci risulta siano impiegati anche per compiti NT-ISR (Non Traditional ISR) sfruttando la loro grande autonomia e la loro sensoristica, e operando in “circuito” come piattaforme da ricognizione armata: sto in volo a lungo, vedo e colpisco con precisione. Il potente radar AESA APG-81 e il sistema elettro-ottico EOTS garantiscono un’accurata mappatura del terreno e il tracciamento/inseguimento anche dei bersagli in movimento. Il tutto è favorito dalla ridotta dimensione del teatro e dalle brevi distanze e dalla sotanziale assenza di difesa contraerea: ciò significa persistenza operativa e eccellenti ratei di ToT (Time on Target). Per i miliziani di Hezbollah è estremamente rischioso attivarsi e operare i lanci senza essere dettati e colpiti. Nella kill chain sono implementati moduli di AI che consentono analisi, correlazioni e identificazione di centinaia di bersagli in tempo “0”. Ciò garantisce l'automatismo e l'estrema rapidità di tutto il processo.
Insomma, Hezbollah al momento può veramente molto poco contro un nemico in allerta massima e con meccanismi di intervento che sembrano funzionare alla perfezione. È chiaro, però, che in caso di invasione israeliana del Libano del Sud lo scenario cambierebbe (più passa il tempo e più Hezbollah si indebolisce, più la probabilità di questo scenario aumenta): a quel punto il conflitto si sposterebbe su un piano diverso, con uno scenario terrestre dove Hezbollah può “giocarsela” con le proprie tattiche di guerriglia e controcarro, e dove, come abbiamo visto in parte anche a Gaza, emergono i limiti di un Esercito, quello israeliano, costretto ad affidarsi in maniera rilevante ai riservisti.
Intanto, però, dopo la sorpresa strategica di Hamas del 7 ottobre 2023, gli Israeliani stanno ricostituendo progressivamente il loro deterrente, cosa che sta cambiando notevolmente l’equazione strategica che governa i rapporti tra lo Stato Ebraico e il cosiddetto Asse della Resistenza a guida iraniana.
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