L’evento, distribuito tra la serata del 16 e l’intera giornata del 17, ha visto la partecipazione di circa 200 invitati, tra vertici delle Forze Armate, politici e industriali ed è stato incentrato su 3 diversi gruppi di discussione.
Il primo è stato quello politico, concernente le prospettive relative ad un impegno comune verso un incremento delle capacità di difesa aerea europea, con annessi approcci condivisi e armonizzazione di iniziative (anche di quelle in corso), nonché l’allentamento delle restrizioni ai budget nazionali. Successivamente si è discusso degli aspetti capacitivi/operativi riguardanti la definizione delle minacce emergenti e future (missili air breathing, ipersonici e balistici), l’individuazione dei gap capacitivi dei singoli Paesi e l’importanza di una difesa aero missilistica non solo integrata ma omnidirezionale, multistrato, multidominio e, il più possibile, condivisa in termini di data sharing, interoperabilità e di architetture aperte dei sistemi adottati. Infine, l’approccio industriale con focus sulle partnership necessarie ad affrontare il problema delle catene di approvvigionamento e di una produzione sostenibile temporalmente e finanziariamente che soddisfi i requisiti della Difesa, nonché dei possibili miglioramenti nel fondamentale rapporto tra industria, difesa e settore accademico.
Tutti argomenti estremamente interessanti caratterizzati da interventi di autorità militari di livello mondiale - tra cui il CSMA Gen. Goretti, l’uscente CSMD Amm. Cavo Dragone, il suo successore Gen. Portolano, nonché quelli di diversi alti ufficiali britannici, francesi, tedeschi, svedesi e croati, tanto per citarne alcuni – che, purtroppo, si sono svolti a porte chiuse, senza la possibilità di poterne apprezzare ed analizzare i contenuti. Alla stampa è stato permesso solo di seguire la fase conclusiva della Conferenza, da cui è scaturito qualche elemento interessante su ognuno dei temi trattati nei suddetti panel.
Nell’intervento del Dott Cioni - Direttore del Programma Capacità Aerospaziali ed Armamenti della NATO - incentrato sulle politiche, i piani e le capacità necessarie allo sviluppo di una Difesa Missilistica Integrata europea è stata correttamente sottolineata la necessità che l'Europa si doti di “un sistema di difesa multi-livello, certamente capace di intercettare minacce di diversa natura” (dai missili alle diverse tipologie di UAV, protagonisti della guerra russo-ucraina ma utilizzati anche da diversi attori non statuali, quali Hezbollah e Ansarallah/Houthi), “ma che disponga anche di capacità offensive e di deterrenza. Un sistema che sia interoperabile in modo che” le sue varie componenti/enabler, anche se di produzione diversa “possano dialogare tra loro ed essere coordinati da un centro di comando e controllo che intervenga tempestivamente”, considerando che, a livello operativo, “la difesa aerea missilistica richiede risposte e decisioni in tempi brevi, con il giusto sistema di contrasto nei tempi e nei luoghi giusti”. Elemento, quest’ultimo, che implica un sensibile incremento della “situational awareness” e delle capacità early warning (nello specifico, sorveglianza aerea, sensori attivi e passivi, statici o rischierabili, spaziali e terrestri), integrate in un’architettura unica. Nel contrasto cinetico, inoltre, le capacità intercettazione devono essere ognitempo e multistrato (in modo da coprire le 3 fasce del corto, medio e lungo raggio), sebbene nel contrasto relativo alla minaccia rappresentata da mini/micro UAS (classe 1) e droni leggeri/medi vadano sviluppate ed integrate soluzioni a basso costo (sistemi EW, armi ad energia diretta). “Tutte soluzioni non esattamente semplici e rapide”, ha evidenziato Cioni.
Dal punto di vista delle prospettive industriali, l’Ing Mariani, Co-Direttore di Leonardo, ha sottolineato come “esistono delle difficoltà strutturali a livello industriale: frammentazione, dipendenza strategica (80% delle componenti dei sistemi antiaerei ed antimissile europei provengono da mercati extra UE), principi di sovranità nazionale, risorse (gli USA dispongono di circa il triplo di quelle UE, ma le utilizzano per lo sviluppo di 1/3 del numero di sistemi europei: più soldi su meno dispositivi), mancanza di requisiti comuni”. Tutte queste difficoltà, tuttavia, possono essere superate: il consorzio missilistico “MBDA dimostra che l’industria europea può essere coordinata nel creare sistemi missilistici d’avanguardia e allo stato dell’arte”, perfetto esempio di industria per la Difesa totalmente integrata a livello europeo, con capacità e tecnologie per realizzare sistemi missilistici per tutte le applicazioni, prime fra tutte quelle di difesa aerea, per cui dispone di prodotti e sistemi in grado di offrire una protezione multi-strato e multi-sistema contro minacce di diverso tipo e complessità. Si pensi al cortissimo raggio con V-SHORAD MANPADS in corso di sviluppo o al MISTRAL, ai sistemi a corto raggio - CAMM-ER e VL MICA - quelli a medio raggio – ASTER e la sua evoluzione antibalistica B1NT, che sarà integrato nel SAMP/T NG - fino ad arrivare a quelli per il contrasto alla minaccia ipersonica per i quali MBDA guida un consorzio europeo (HYDIS²) che sta studiando un intercettore (AQUILA) contro missili ipersonici. È necessario che le “risorse vadano incanalate in sistemi europei collaborativi e non in quelli di singoli Paesi, ciò incentiverebbe le industrie a lavorare insieme. Uno strumento come l’OCCAR certamente agevola la collaborazione”. Resta di fondamentale importanza che la design autority - cioè la capacità di progettare, operare e modificare i sistemi - appartenga all’industria europea in modo da consentirle di poterli impiegare liberamente, sfruttandone tutte le potenzialità, e di poterli aggiornare e modificare autonomamente, in base alle richieste dei clienti, fornendoli a Paesi partner senza dover ottenere ulteriori autorizzazioni (di eventuali terze parti che possono, in varia misura, imporre limiti all’impiego e all’esportazione). Ovviamente, anche “l’industria deve fare la sua parte”, modificando “paradigmi organizzativi e di pianificazione temporale risalenti a 20/30 fa, guardando ad orizzonti di 5/10 anni, e non limitati a 2/3 anni e abbandonare l’avversione al rischio”. Altro punto fondamentale correttamente evidenziato da Mariani, è “l’educazione” delle persone comuni, tramite un programma congiunto industriale e politico mirato a “far capire come le minacce siano reali e come vanno ad incidere sulla vita e i costi di tutti i giorni”. La difesa aerea è indiscutibilmente indispensabile per la sicurezza e la protezione dei territori, delle popolazioni, dell’economia (come dimostrato dai recenti conflitti in Ucraina e Israele o nel caso degli attacchi Houthi) e, in generale, dei valori sui quali si fondano le democrazie; si rivela quindi essenziale per uno stato poter contare su una capacità operativa ed industriale di difesa aerea per garantire la vita di tutti i giorni anche delle persone che non ne conoscono o, peggio, ne sminuiscono o ne criticano l’importanza.
Il concetto di “autonomia strategica” e “la capacità europea di sviluppare, creare e produrre sistemi che proteggano da ogni minaccia presente e futuribile” è stata sottolineata anche dall’intervento del Prof Luciolli, Presidente del Comitato Atlantico Italiano. A livello politico e organizzativo, “serve maggior coordinazione dei processi decisionali e all’interno del comparto industriale”, mentre a livello operativo, nel medio-lungo termine, andrebbe perseguita una “standardizzazione d’impiego, logistica e manutentiva di sistemi comuni/simili che abbiano le caratteristiche di adattabilità e flessibilità richieste da un campo di battaglia che cambia rapidamente”. Anche Luciolli evidenzia l’aspetto offensivo delle capacità missilistiche europee: “una reale difesa implica anche deterrenza e quindi sistemi che consentano una capacità offensiva che va sviluppata e consolidata”.
Gli interventi conclusivi sono stati quelli del Ministro della Difesa francese Lecornu, che ha ribadito come “l'Europa non può aspettare munizioni esclusivamente dai partner extra-Ue, la NATO deve avere la sua autonomia”.
Gli ha fatto eco il Ministro Crosetto, aggiungendo che “il rafforzamento della difesa aerea e missilistica dell’Europa, alla luce delle sfide attuali e future, rappresenta una priorità inderogabile per la nostra sicurezza collettiva. Dobbiamo fare massa critica, essere più veloci ed efficaci e incrementare la collaborazione tra Paesi, Difese e industrie europee, eliminando le barriere burocratiche (buona fortuna...) e favorendo la condivisione delle tecnologie. Solo così potremo rispondere alle minacce ed evitare lo svantaggio competitivo nei confronti di attori che puntano all'instabilità internazionale e mettono in discussione il sistema democratico". L’Italia sta provando a fare la sua parte, ordinando “10 nuovi sistemi SAMP/T NG” (la Francia ne prevede 12 entro il 2035, come detto dal Ministro Lecornu nel suo intervento, e ad ottobre sono previsti i primi test), per far fronte alle necessità future, anche considerando il numero non esattamente elevato di batterie SAMP/T attualmente disponibili tra Aeronautica ed Esercito, soprattutto alla luce dei passati rischieramenti delle stesse all’estero (Kuwait, Slovacchia e Turchia per citare solo gli esempi degli ultimi 2 anni, senza dimenticare i 2 sistemi inviati all’Ucraina, il secondo dei quali dovrebbe arrivare nei prossimi 10/12 giorni). Ciononostante, come detto dal Ministro, “siamo lenti a causa di barriere burocratiche che fanno perder tempo, ideate su un sistema post guerra fredda non più attuale”, gap enorme rispetto “alla Russia che riesce a cooperare con Cina, Corea del Nord e Iran meglio e più velocemente di quanto collaborino i Paesi Europei. Bisogna sfruttare il fatto che “la difesa aero missilistica rappresenta uno dei pochi settori dell’industria militare in cui si può realmente cooperare, a differenza di quelli aeronautici o navali”. Serve, però, un “industria europea con capacità autonoma reale, con produzione basata sui requisiti e le richieste europee, in grado di essere autonoma quando gli alleati non possono aiutarci, o in caso serva loro il nostro aiuto. L’industria della Difesa”, ha concluso Crosetto, “è una garanzia per la sopravvivenza delle democrazie”.
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