Si sa, in politica internazionale le immagini e le percezioni contano più della realtà. Lo stiamo vedendo anche in queste drammatiche ore nella crisi tra Iran e Israele deflagrata con l’attacco israeliano al consolato iraniano di Damasco del 1° aprile. Si sta, infatti, creando una situazione tale per cui l’Iran non ha alternativa a colpire Israele. Ne va della sua credibilità e della sua immagine di patrono di quella galassia di milizie allevata e supportata negli ultimi 20 anni, ossia da quando lo storico contrappeso di Teheran, l’Iraq, ha cessato di esistere. Da allora, l’Iran, passo, dopo passo, mossa dopo mossa, ha costruito una rete di influenza e di appoggi in tutta la regione sempre più vasta e fitta. La famosa Mezzaluna sciita, o la nuova Persia se si preferisce, che si estende senza soluzione di continuità da Teheran a Beirut. Oggi, quella rete si sta sfilacciando sotto i colpi israeliani in Libano e Siria, l’ultimo dei quali, nell'alleata Damasco, è stato diretto, plateale e teso evidentemente ad alzare la posta in gioco. Se a questo punto Teheran non reagisce, magari anche simbolicamente, quale sarà l’atteggiamento di proxi che da anni, in prima persona, si assumono l’onere della “resistenza”? Che faranno? Continueranno a prendere ordini o si sentiranno più liberi di interpretare in autonomia le situazioni? E’ qui che si pone la questione dell’immagine dell’Iran ed è qui che operano meccanismi e riflessi condizionati. Meccanismi resi ancor più profondi e diabolici dall'atteggiamento degli Americani negli ultimi giorni: una continua e ininterrotta allerta – l’ultima di stanotte sui 100 missili iraniani già armati - leak alla stampa sull’imminenza dell’attacco, dichiarazioni. Insomma, un clima ed una temperie pre-bellica. E questo non fa altro che creare pressione sull’Iran, ma in senso contrario a quello che apparentemente si potrebbe pensare, poiché che figura farebbe a questo punto Teheran se non rispondesse? Cosa ne resterebbe del suo prestigio di potenza di tradizione imperiale? Il sospetto – ma questa, signori miei, è solo una congettura – è che si cerchi di attirare in una trappola l’Iran per aprire un nuovo capitolo nella storia del Medioriente: un capitolo dove non c’è più posto per gli ayatollah e per il loro programma nucleare che, da tempo, ha superato il punto di non ritorno...
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