La verità non esiste. O meglio, la verità è contenuta nelle immagini e nelle percezioni. Ed al Cremlino sono fenomenali nel manipolare immagini e percezioni per costruire operazioni d’influenza e narrazioni. Del resto, il Capo è cresciuto e si è fatto uomo nel KGB… Immediatamente dopo il gravissimo attentato al Crocus City Hall, la macchina da “guerra cognitiva” di Mosca si è mossa in moto. Primo la galassia di blog e canali Telegram che seguono h24 la Guerra in Ucraina, poi l’arresto dei terroristi intenti ad attraversare (guarda caso) il confine ed a “rifugiarsi” in Ucraina, dove evidentemente i burattinai dello SBU (l’intelligence di Kiev, figlia anche questa della casa madre del KGB) erano ad aspettarli. Infine, il sigillo del Capo sull’ombra lunga dell’Ucraina dietro il massacro. Fertilizzato a dovere il terreno, ecco la Fase 2: il bombardamento di immagini dei terroristi arrestati - i loro corpi umiliati, le torture, in genere il messaggio a chiunque possa avere l’intenzione di imitare un domani le “gesta” degli attentatori del Crocus - combinato con l’azione di centinaia di bot (profili twitter falsi) pronti a diffondere la post-verità sulla responsabilità di Kiev dietro l’attacco a Mosca. Una vera e propria onda il cui obbiettivo è creare, appunto, una post-verità, instillare dubbi, attivare i bias cognitivi, muovere i riflessi condizionati. In questo modo, Mosca prepara il terreno per l’escalation in Ucraina. Le forze di Kiev sono in difficoltà: a corto di uomini, senza gli aiuti americani e con un morale che certo non è quello del settembre 2022 e della vittoriosa controffensiva di Karkiv. Putin “sogna” allora la spallata, ma ha bisogno comunque di uomini e mezzi, le sue recenti conquiste sono state onerose, di mobilitare a fondo la società russa, e di rinsaldare ancor di più la narrazione sulla nuova “grande guerra patriottica”. Proprio mentre scriviamo è in corso un attacco contro Kiev. «La Russia sta attaccando l'Ucraina con missili ipersonici. Forti esplosioni a Kiev». Così l'Ambasciatrice americana in Ucraina, Bridget Brink, su X.
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