L’ennesimo affondamento di un’unità della Flotta del Mar Nero russa (la corvetta SERGEY KOTOV, classe BIKOV/Project 22160) ad opera di un barchino suicida ucraino sta facendo emergere chiaramente l’efficacia di questi sistemi in scenari convenzionali ad alta intensità.
Parliamo infatti di raid condotti da più barchini che operano in maniera combinata con sciami di droni aerei, e che vengono guidati e coordinati attraverso reti di satelliti in orbita bassa – altamente ridondanti e a bassissima latenza – e/o reti tattiche che sfruttano “ponti ospitati” su barchini “madre” o su velivoli non pilotati “madre”. Questa interconnessione, unita all'accurata preparazione a livello d’intelligence e all'attenta pianificazione, spiega l’efficacia di uno strumento che gli Ucraini stanno impiegando con successo per negare alla Flotta del Mar Nero il sea control; e ciò nonostante il potenziamento delle contromisure, di sorveglianza e difesa, adottate in questi mesi dai Russi. In pratica siamo di fronte ad una strategia di sea denial, attuata con sistemi “asimmetrici” impiegati però in maniera convenzionale sfruttando risorse altrettanto convenzionali e una tattica che sfrutta logiche sinergiche e multidominio.
Si tratta di una lezione molto importante anche per le nostre forze navali, sia per ciò che concerne le modalità e gli strumenti con i quali queste devono essere difese dalla minaccia in questione sia per ciò che concerne i concetti operativi della manovra navale del futuro.
È chiaro che, in questo secondo caso, mai come oggi è di attualità – anche per Marine di primo livello come quella Italiana – il concetto di drone carrier, ovvero di nave “madre” configurata per l’impiego di loitering munitions e droni di diverso tipo (droni tipo VTOL, droni derivati da aerobersagli recuperabili con paracadute, ecc.), barchini suicidi per operazioni d’attacco, e con complementi di equipaggio estremamente ridotti grazie all’utilizzo su larga scala dell’AI (fondamentale in particolare per il pilotaggio e la gestione della piattaforma). Queste unità, supportate all’occorrenza da grossi USV (Unmanned Surface Vessel) per il lancio di missili e per la guerra elettronica, opererebbero in maniera integrata con la flotta “convenzionale” dando vita ad una nuova modalità di espressione della manovra navale. Una manovra che dovrà essere sempre più distribuita e diradata, per ridurre l’impronta del targeting avversario, ma capace allo stesso tempo di far convergere gli effetti sul punto, o sui punti, desiderati.
Ulteriori dettagli e approfondimenti su RID 5/24.
Seguiteci anche sul nostro canale Telegram.