RIVISTA ITALIANA DIFESA
Nuovi numeri per l’US Navy 09/08/2023 | Michele Cosentino

Tanto per fare una cosa diversa, il Golfo Persico registra un nuovo picco di tensione provocato dai tentativi di sequestro di mercantili a cura della Marina Iraniana, sventati dall’intervento di velivoli, droni e unità dell’US Navy in pattugliamento nella zona; dall’altra parte dell’Asia, la Corea del Nord ritorna, si fa per dire, alla ribalta con nuovi lanci di missili che preoccupano Seul e Tokyo, mentre le Marine di Cina e Russia si esercitano insieme e appassionatamente.

La reazione, o la risposta, di Washington a questi eventi e movimenti si concretizza in 4 modi: rafforzando il dispositivo aeronavale nel Golfo Persico con l’invio dell’Amphibious Ready Group formato dalla portaeromobili d’assalto anfibio BATAAN e delle 2 unità d’assalto anfibio MESA VERDE e CARTER HALL (in aggiunta ai 3 cacciatorpediniere classe BURKE già in zona), oltre a una dozzina di F-35 del 421st Expeditionary Fighter Squadron della base USAF di Hill nello Utah; rendendo ben visibile la presenza di sottomarini nei porti sudcoreani (ma senza rivelare cosa accade nel dominio subacqueo di quelle latitudini e longitudini); dispiegando, seppur non contemporaneamente, 2 portaerei (fra la cui la GERALD FORD) e relative unità di scorta nel teatro euroatlantico/mediterraneo e, aspetto di lungo termine, dichiarando fermamente l’esigenza di aumentare la consistenza della Battle Force dell’US Navy.

Giovedì 20 luglio, il Chief of Naval Operations dell’US Navy, Ammiraglio Mike Gilday, ha infatti reso noto che nell’ultima iterazione del BAFSR, Battle Force Ship Assessment and Requirement, la Marina ha bisogno di 381 unità navali, un incremento - anche se non eccessivamente vistoso - rispetto alle 373 richieste nel 2022 nella precedente edizione di un report periodicamente presentato al Congresso degli Stati Uniti seguendo gli obblighi di legge e adoperato dall’Ammiraglio Gilday per il suo concetto noto come Force Design 2045. Se infatti la differenza fra 373 e 381 non appare significativa, lo è viceversa rispetto alle 299 unità della Battle Force disponibili in questo momento: ne mancano dunque all’appello ben 82, che non è cosa da poco se si pensa a quello che c’è da fare in giro per i 7 mari del mondo. Le affermazioni di Gilday sono avvalorate dal fatto di essere coerenti con l’attuazione della strategia di sicurezza nazionale formulata dal Presidente Biden e il rapporto inviato al Congresso (di natura classificata) giustifica i numeri con le varie esigenze - belliche e non belliche - dei Combatant Commanders in termini di quantità, qualità e maggior distribuzione delle risorse operative.

Questa edizione del BAFSR servirà inoltre come strumento per le future richieste dei finanziamenti necessari a soddisfare i requisiti complessivi della struttura delle forze aeronavali statunitensi, un aspetto che genera quasi sempre un dibattito, non sempre sereno, fra il Congresso, il Pentagono e l’US Navy. In tale ambito, va specificato che l’US Navy intende per Battle Force non solo il complesso delle unità combattenti di superficie e subacquee di tutti i tipi, ma anche 82 unità ausiliarie di prima linea polivalenti e specialistiche, anch’esse in azione nei 7 mari; secondo i vertici dell’US Navy, a questa Battle Force va aggiunta una robusta aliquota di mezzi unmanned di superficie e subacquei di varie dimensioni e tipologie, oltreché, naturalmente, tutta l’US Naval Aviation, secondo una programmazione di medio-lungo termine che si spinge fino al 2045.

Rimandando a uno dei prossimi numeri di RID l’analisi di questa programmazione, si può concludere ricordando altresì che il BFASR è uno fra i numerosi report, studi e analisi, spesso accavallati, che si susseguono dal 2016 e che sono finalizzati a un consistente incremento quantitativo dell’US Navy.


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