
Mentre Russia e Ucraina si rimpallano la responsabilità della presenza di mine vaganti in Mar Nero, il 28 marzo il ministero della Difesa italiano ha offerto di supportare la Romania nelle operazioni di bonifica con 2 cacciamine classe GAETA (quando i Turchi riaprianno gli stretti ancora chiusi). Mosca 3 settimane fa aveva lanciato l’allarme per mine disancorate dalle tempeste dai campi posati dagli ucraini davanti a Odessa. Kiev e l’intelligence britannica negli ultimi giorni hanno puntato il dito sulla Marina Russa, che avrebbe a sua volta seminato ordigni forse per puntare su qualche clamoroso incidente sotto “false flag”: operazione resa possibile soprattutto dalla presenza negli arsenali di ambo i contendenti di vecchie mine a contatto e da ancoraggio ex sovietiche tipo YaM, introdotte nel lontano 1943, e di impiego costiero (o fluviale, nella versione YaRM), con 20 kg di esplosivo TNT. La cosa certa è che tra 26 e 28 marzo le unità antimine turche e rumene hanno eliminato 3 ordigni, uno dei quali aveva già raggiunto l’entrata del Bosforo, da dove le correnti di superficie che vanno in direzione da est a ovest, potrebbero spingerle dal Mar Nero al trafficatissimo e angusto Mar di Marmara – e da li ai Dardanelli e al Mar Egeo. La Marina Turca, che ha una lunga esperienza di guerra di mine (e lo spettacolare successo del 1915, quando coi suoi campi minati affondò 3 corazzate anglo-francesi) impiega, oltre a ben addestrati reparti specializzati e navi appoggio, 11 cacciamine; compresi i 6 moderni ALANYA derivati dai Type-332 tedeschi e completati nel 2005-2009, equipaggiati con USV PAP-104 Mk-V, sonar Marconi Type-2093 VDS, camera di decompressione per un team di 4 sommozzatori e attrezzatura per il dragaggio meccanico. La Romania schiera invece la nave appoggio/posamine VICE-AMIRAL CONSTANTIN BALESCU (che ha gestito il brillamento della mina scoperta il 28 marzo) e 4 dragamine classe MUSCA, consegnati nel 1987-1989 ma di modello superato, mentre la vicina Bulgaria impiega accanto a datato naviglio ex sovietico, i più recenti e sofisticati 3 cacciamine classe TSIBAR, tipo TRIPARTITO. Da qui l’offerta italiana di appoggiare la Marina Rumena con 2 cacciamine classe GAETA, unità degli anni ’90 ma sviluppo di un riuscitissimo modello esportato in 8 paesi (Stati Uniti compresi) e da poco sottoposti a radicale MLU avviato nel 2009. I GAETA, peraltro, a rotazione fanno parte dello Standing NATO Mine Countermeasures Group 2 (SNMCMG2), spesso impiegato in esercitazioni in Mar Nero; e non va dimenticato che dei 4 più datati LERICI, 2 sono in disarmo dal 2015 e altrettanti prossimi alla pensione, con la possibilità di essere ricondizionati e ceduti a paesi amici privi di cacciamine, come la Romania.