RIVISTA ITALIANA DIFESA
Ucraina: un breve punto sulle più recenti operazioni navali 25/03/2022 | Giuliano Da Frè

La guerra russo-ucraina è prevalentemente caratterizzata dalle operazioni aero-terrestri; ma anche sul mare si combatte. D’altra parte uno degli obbiettivi strategici principali del Cremlino (e quello oggi più a portata di mano, nonostante la disperata resistenza di Mariupol) era raccordare la Crimea al Donbass trasformando il Mar d’Azov in un lago russo. Un’offensiva a ovest avrebbe mirato a prendere anche Odessa e la costa nord del Mar Nero collegandosi alla Transnistria, “protettorato” russo staccatosi dalla Moldavia nel 1992. Sin dall’inizio dell’invasione la Flotta del Mar Nero ha supportato tali obbiettivi con azioni anfibie della 810ª Brigata di fanteria di Marina nel Mar d’Azov, mentre il grosso delle navi minacciando sbarchi a Odessa attirava l’attenzione, in attesa delle truppe provenienti dalla Crimea, da fine febbraio bloccate a Mykolaiv importante città sede di cantieri navali 130 km più a est. La pressione su Odessa, uno dei maggiori hub granari del mondo, è andata aumentando con le unità russe che ne saggiavano le difese, dopo lo sbarco iniziale sull’avamposto dell’Isola dei serpenti del 24 febbraio. Il 7 marzo le difese ucraine si sono vendicate colpendo con razzi GRAD il moderno OPV VASILY BYKOV, in servizio dal 2018, incendiatosi, sebbene nei giorni successivi alcuni video lo ritraessero in navigazione. Resta il fatto che da un paio di settimane la Flotta del Mar Nero naviga a maggiore distanza da Odessa, pur effettuando sporadici cannoneggiamenti notturni e usando i suoi missili cruise KALIBR per colpire obbiettivi in tutta l’Ucraina. Ma il colpo più grave la Marina russa l’ha subito il 24 marzo, quando gli ucraini sarebbero riusciti a colpire la nave anfibia SARATOV, attraccata al porto di Berdyansk occupato dagli invasori a fine febbraio. Non è chiaro se si sia trattato di un incidente o di un attacco ucraino diretto contro la nave o contro alcuni depositi di carburante nei pressi del molo, né come sia stato effettuato dagli ucraini. Si parla dell’impiego di almeno un missile balistico OTR-21 TOCHKA, ma appare un’ipotesi tirata data la loro scarsa precisione dimostrata anche in questo conflitto. Potrebbe essere stato un incidente o un attacco con un drone, o, ancora, un frammento di uno stesso TOCHKA ricaduto dopo essere stato intercettato dalla contraerea russa. Ad ogni modo, l’esplosione ha devastato in maniera irreparabile l’unità, una obsoleta LST classe ALLIGATOR/Project-1171 da 4650 t capace di trasportare 20 tank o una cinquantina di blindati, e 300 soldati. Altre 2 unità, del più moderno modello LPD ROPUCHA-II/Project-775 sono state viste allontanarsi velocemente con fumo e danni a bordo: si tratterebbe della KUNIKOV e della NOVOCHERKASSK. Colpi duri sono stati subiti anche dalla flotta ucraina, incentrata per lo più su vecchie unità di eredità sovietica e già decimata nel conflitto del 2014, quando i russi catturarono molte navi di stanza in Crimea. L’occupazione di Berdyansk sin dal 27 febbraio ha portato alla cattura di una dozzina di unità della Marina e della Guardia costiera, alcune danneggiate. Oltre alla corvetta VINNYTSIA (classe GRISHA-II) in disarmo dal 2021, sono state catturate una FAC classe MATKA, 2 delle moderne cannoniere GYURZA-M, il dragamine HENICHESK e la nave anfibia YURI OLEFIRENKO, il rimorchiatore oceanico KORETS, oltre a vedette e imbarcazioni minori. Il giorno nero è stato però il 3 marzo, quando per impedirne la cattura gli ucraini hanno autoaffondato a Mykolaiv l’ammiraglia della flotta, la fregata HETMAN SAHAIDACHNY, una KRIVAK-III completata con alcune modifiche nel 1993, che si trovava ai lavori di mezza vita; nello stesso giorno il pattugliatore SLOVYANSK (uno dei 4 ISLAND da 170 t ceduti dagli USA nel 2018-2021) è stato affondato al largo di Odessa.


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