
Gli ultimi conflitti – dallo Yemen al Nagorno Karabah – hanno dimostrato tutta la rilevanza dei droni e delle loitering munitions. In Yemen abbiamo visto in azione la famiglia QASEF, derivata dagli ABABIL iraniani, e la famiglia SAMAD, impiegate anche per attaccare obiettivi collocati in territorio saudita, e in alcuni casi molto in profondità ed a centinaia di chilometri dal confine. Obiettivi in generale areali come basi, aeroporti e installazioni petrolifere. Ma è in Libia e, soprattutto, nel Nagorno Karabah che droni e loitering munitions sono stati sistematicamente utilizzati nell’ambito di tattiche più convenzionali contro il potenziale militare dell'avversario. Tralasciando per ragioni di spazio la Libia, nel Nagorno Karabah UAV e loiterign munitions sono stati estesamente impiegati contro batterie antiaeree, convogli e veicoli corazzati, dimostrandosi letali rispetto ad un nemico impreparato a fronteggiare tattiche d’attacco ben pianificate e sincronizzate (evidentemente ispirate da consiglieri turchi….e israeliani). Il risultato è stata la netta vittoria delle Forze azere. Tra i sistemi più utilizzati, ricordiamo l’UAV tattico-pesante turco BAYRAKTAR TB2 (vedi RID 2/21 pagg. 36-39), equipaggiato con le micidiali “bombette” guidate MAM della Roketsan, ed alcune tipologie di loitering munitions di fabbricazione israeliana, a cominciare dall’HAROP. Quest’ultimo è un’evoluzione più pesante e prestante dell’HARPY, con un differente sistema di guida. Se, infatti, l’HARPY è un’arma dotata di seeker “sniffa” radiazioni che gli consente di dirigersi automaticamente contro i radar delle batterie antiaeree, l’HAROP ha un seeker elettro-ottico, un datalink a 2 vie e una guida man in the loop che gli conferiscono una grande flessibilità e la possibilità di essere impiegato contro diverse tipologie di bersagli, ma, soprattutto, contro bersagli in movimento.
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